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27 Febbraio 2016 - 15:42
Sei colpi di pistola esplosi in direzione della casa di Manolo e Celeste. La pista principale porta ai gruppi del rione Sanità: non vogliono i pentiti
NAPOLI. Puntano soprattutto al rione Sanità, e in particolare al clan Vastarella, le indagini sulle minacce a Manolo e Celeste Misso, tornati a Napoli dopo aver perso il programma di protezione come fratelli di Emiliano Zapata. Per gli investigatori, che pure non escludono l’ipotesi Mazzarella o Giuliano di Forcella, è probabile che lo storico gruppo rivale non gradisca il ritorno a largo Donnaregina dei congiunti dei collaboratori di giustizia. Non perché rappresentino un pericolo, essendo entrambi lontani dal malaffare, ma sostanzialmente per un fatto di principio.
Per più di una volta Manolo e Celeste Misso, che conducono quasi una vita da reclusi per paura di agguati, hanno denunciato alle forze dell’ordine episodi riconducibili a presunte intimidazioni. L’ultimo dei quali l’altra settimana, con una sparatoria notturna con grida e minacce molto esplicite. Sul posto la polizia non ha trovato bossoli, ma dalle testimonianze raccolte non dovrebbero esserci dubbi sulla veridicità del racconto delle vittime. Tanto più, ragionano gli investigatori, che per un decennio nel rione Sanità i Misso e i Vastarella, ora tornati il gruppo egemone in zona, si sono guardati in cagnesco. Omicidi e ferimenti hanno segnato un’epoca fino al momento in cui fu arrestato il boss Giuseppe Missi “o’ nasone”, poi tornato alla grande nel quartiere una volta scarcerato e prima di pentirsi. I Vastarella andarono via per poi rientrare due anni fa, insediandosi soprattutto alle Fontanelle.
Intanto, dopo le minacce e la sparatoria a largo Donnaregina, è aumentata la vigilanza saltuaria nella zona da parte delle forze dell’ordine. In particolare la polizia, chiamata dai due incensurati congiunti dei pentiti Giuseppe ed Emiliano Zapata, ha deciso per un passaggio più frequente delle Volanti nella zona. È una misura che autonomamente possono decidere in questura, così come negli uffici dei carabinieri, e che non è collegata all’eventuale protezione dei giovani da parte dello Stato. In quel caso l’imput deve partire dalla Dda.
Quella notte, intorno alle 4, Manolo e Celeste Misso hanno chiamato il 113 perché nei pressi della loro abitazione si sentivano dei colpi di pistola uniti a una serie di minacce, tra le quali una frase eloquente: “dovete andare via da qua, infami; altrimenti vi ammazziamo”. I due fratelli sono tornati nel rione Sanità a Napoli il 6 ottobre scorso, costretti dagli eventi. Infatti facevano fate del programma di protezione del fratello Emiliano Zapata, che ha usufruito della cosiddetta “capitalizzazione”. Lo Stato cioè lo ha pagato, una sorta di liquidazione per il contributo fornito da collaboratore di giustizia, per permettergli di rifarsi una vita. Cosicché i congiunti sono rimasti senza protezione e loro malgrado, sono tornati alla vecchia casa. La donna ha anche tre figli. Sulla sparatoria stanno indagando i poliziotti di vari commissariati. A terra non sono stati trovati bossoli, ma diverse testimonianze raccolte indicherebbero che effettivamente la sparatoria si sarebbe verificata.
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