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04 Marzo 2016 - 15:44
Il sistema ideato dalla cosca per importare stupefacenti a minori costi
NAPOLI. Semplice, ma ingegnoso. Per diminuire i costi dell’acquisto all’estero di sostanza stupefacente, il clan Contini si organizzava con il sistema delle cosiddette “puntate”: quote che ognuno dei partecipanti metteva, ricavandone poi i guadagni in percentuale sulla vendita. Gli inquirenti ne hanno avuto la conferma nel corso dell’inchiesta culminata mercoledì mattina nell’esecuzione di 33 delle 35 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Napoli. Ecco una conversazione intercettata tra Antonio Cristiano “’o malommo” e Vincenzo Tolomelli. Chiamati dagli altri del clan a investire il loro denaro per l’acquisto di una partita di stupefacenti non meglio precisata, i due mostravano non poche perplessità dovute all’insistenza con cui era stata avanzata la richiesta. «Eh, lo so…lui, Roberto, Umberto….tutti quanti….io, tu….lui, Totore, Nicola….». «Embè, tu che devi guadagnare qualcosa di soldi? Ma questi pensano che noi teniamo i soldi noi….hai capito questi qua cosa pensano che noi abbiamo…….ma noi non li teniamo…teniamo quel lavoro…..Totore…estorsioni…qualcosa di soldi…non chiamare perché io vado fuori». Nella ricostruzione della procura antimafia, avanzata dal giudice per le indagini preliminari, Antonio Cristiano propose a Vincenzo Tolomelli di capitalizzare seguendo un altro canale, «cosa che avrebbe consentito di ottenere una massimizzazione dei profitti». «Noi li teniamo i soldi?...Sì, li tengo io……allora lui ha detto me lo vedo io, lo compriamo, veniamo ui, lo vendiamo…altri 40 ce li metto io…e lo saliamo un’altra volta». L’attenzione riposta dai due per evitare di essere intercettati è massima. Infatti, abbassando il tono della voce, Antonio Cristiano mormorò soltanto i nomi degli altri partecipanti alla «puntata», impedendo ai carabinieri di capirli: «eh, sono quelli là che ti ho detto dentro l’orecchio: sono bravo?». La proficuità dell’investimento sarebbe dipesa dalla qualità del narcotico importato, come dimostra l’invito di “Tonino ’o malommo” a Vincenzo Tolomelli a recarsi personalmente al luogo dell’acquisto. «Eh, soltanto che ci devi stare tu. Devi andare a vedere e a dire se è buono o non è buono». L’indagine è cominciata nel 2011 e ha permesso di capire che nel clan Contini, con base all’Arenaccia ma ramificazioni in vari quartieri fino a Secondigliano e Giugliano, i vertici si erano resi conto che le estorsioni non bastavano più a garantire il sostentamento delle famiglie dei detenuti. Così è partita l’organizzazione di un vasto traffico di droga e inquirenti e investigatori si sono imbattuti nei personaggi di maggiore spicco allora in libertà, a cominciare da Antonio Aieta ed Ettore Bosti. L’inchiesta ha anche dato la conferma sull’alleanza tra gli uomini del boss “o’ romano” e i Piccirillo della Torretta, tra l’altro imparentati con i Licciardi dell’Alleanza di Secondigliano e quindi amici per definizione.
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