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Delitto di Pordenone, colpo di scena: arrestati Ruotolo e la fidanzata

Delitto di Pordenone, colpo di scena: arrestati Ruotolo e la fidanzata

Il militare di Somma Vesuviana avrebbe ucciso il commilitone Trifone Ragone e la sua fidanzata per vendetta. Secondo quanto appreso, i dissapori nacquero quando i due, ex coinquilini, furono protagonisti di un acceso scambio di vedute che degenerò fino allo scontro fisico. La sua fidanzata Maria Rosaria Patrone  è ai domiciliari per favoreggiamento

SOMMA VESUVIANA. Sarebbe legato al diverbio che vide protagonisti Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone il movente del duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone per il quale da ieri sera lo stesso Ruotolo è stato rinchiuso nel carcere di Belluno. È quanto emerge da fonti investigative della Procura di Pordenone che per questa mattina ha convocato una conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’inchiesta. Secondo quanto appreso, i dissapori nacquero quando i due commilitoni – ed ex coinquilini – furono protagonisti di un acceso scambio di vedute che degenerò fino allo scontro fisico. Da allora Ruotolo, secondo l’accusa, avrebbe pianificato la propria vendetta messa poi in atto la sera del 17 marzo nel parcheggio del palazzetto dello sport cittadino. In manette anche Maria Rosaria Patrone, anche lei di Somma, fidanzata di Ruotolo. Il primo è accusato del duplice omicidio; la ragazza invece è accusata di favoreggiamento per aver aiutato il fidanzato a eludere le investigazioni.

"Abbiamo un quadro indiziario complesso che porta all'affermazione di responsabilità per Giosuè Ruotolo". E' quanto ha riferito il procuratore capo di Pordenone Marco Martani, nel corso della conferenza stampa sul duplice omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, la coppia uccisa a Pordenone il 17 marzo 2015 davanti al palazzetto dello sport. ''Un elemento a nostro parere importantissimo e praticamente deciso è dato dalla ricostruzione dei tempi dell'omicidio e della presenza delle persone sul luogo del delitto -ha sottolineato Martani- che ci porta ad affermare con sicurezza che Giosuè Ruotolo, contrariamente a quanto ci ha riferito, era nel parcheggio antistante la palestra, quello dove è avvenuto l'omicidio, non appena prima che l'omicidio venisse commesso ma durante''.

Dietro al delitto una vicenda di dissidi, minacce e ritorsioni. In particolare, gli investigatori sono riusciti a estrarre dalla memoria dell'iPhone di Teresa Costanza una serie di messaggi inviati tra giugno e luglio alla ragazza da un profilo anonimo in cui una tale 'Annalisa' affermava di essere l'amante di Trifone Ragone.

Alcuni particolari evidentemente spinsero Ragone a ritenere che a inviarli fosse stato uno dei coinquilini. Quando capì che si trattava di Ruotolo tra i due ci fu uno scontro fisico e Ruotolo, che ebbe la peggio, giurò vendetta, mentre Trifone minacciò di denunciarlo. Secondo Martani, dunque, "era Trifone di cui Ruotolo si voleva vendicare" e "primo e più grave 'inquinamento della prova' è stato proprio l'omicidio di Teresa", uccisa, secondo gli investigatori, per paura che potesse "raccontare i dissidi recenti coi due fidanzati".

Martani ha poi rivelato che "Ruotolo aveva dato corso a numerose cancellazioni sospette dal pc e dal telefonino", la prima "nella serata del 18 settembre, il giorno in cui i media diffondono la notizia" e che i messaggi, circa una ventina, tutti partiti dal pc della caserma, risultano inviati sempre quando Ruotolo era in servizio.

Quanto alla fidanzata di Ruotolo, Maria Rosaria Patrone, da ieri ai domiciliari, il procuratore ha spiegato che avrebbe "confidato ad alcune amiche di sentirsi in colpa temendo di essere stata lei la causa del duplice omicidio" e anche di temere "di essere ricollegata al delitto per essere entrata nel profilo Facebook anonimo".

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