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16 Maggio 2020 - 13:07
«Con questo tipo di manovra, se non sarà corretta in Parlamento, se non ci saranno manovre aggiuntive e se non ci saranno altre risorse, il rischio che ci sia l'interruzione di alcuni servizi essenziali è una certezza». Lo dichiara all'Adnkronos il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, rimarcando come quella relativa ai servizi garantiti dai Comuni «sia una preoccupazione che accomuna tutti i sindaci» e cita «le dichiarazioni anche di sindaci di città più ricche finanziariamente e anche dal punto di vista della comunità cittadina», in particolare il sindaco di Firenze Nardella che ha ipotizzato uno stop all'illuminazione pubblica.
«Non abbiamo la certezza di quando potrà accadere - spiega de Magistris - ma è evidente che, se le risorse non entrano, delle due l'una: o fai pagare altre risorse alla comunità, ed è impensabile e noi metteremo in campo tutte le azioni possibili perché non arrivi mai quel giorno, o i servizi non potranno mai migliorare e il rischio che ci siano interruzioni lo considero una certezza. Non è allarmismo, non è un urlare per ottenere, è un quadro assolutamente reale e abbiamo il dovere di dirlo ai cittadini e anche ai lavoratori, perché è un tema che attiene ai servizi essenziali e al rischio default del Paese. Il quadro è molto serio ed esprimo profonda delusione per questa manovra, dopo 3 mesi bastava poco per dare un segnale ai sindaci e per dire che il Governo c'è e ci mette nelle condizioni di non franare», conclude.
«Non mi pare che il pericolo del contagio criminale venga colto come priorità». De Magistris spiega di essere stato «attento al dibattito istituzionale, politico e mediatico, e - sottolinea - non mi è parso di avvertire negli atti e nelle parole da parte di esponenti del Governo, ma anche delle Regioni, il pericolo concreto, a mio avviso la certezza, che sia in atto un contagio criminale. La lentezza con cui si è proceduto contrastano con la straordinaria rapidità, con l'efficacia, l'assenza di burocrazia, la grande liquidità e la conoscenza del territorio che hanno le associazioni criminali da Palermo a Milano, da Reggio Calabria a Torino, passando per Napoli, Roma, Firenze e Bologna. Non è un tema meridionale».
De Magistris ricorda che «le mafie vivono di consenso, e in questo momento fiutano che possono riacquistare un consenso perso: andando dal cittadino bisognoso con le modalità dell'usura, andando dal commerciante e dall'imprenditore che dopodomani proverà ad alzare la saracinesca e troverà che ha una pesantezza economica che non aveva mai avuto. Le mafie si presentano come il volto buono ma in realtà diabolico di chi ha risorse». Il timore è «l'acquisizione del consenso anche attraverso la riproposizione sui territori desertificati, attraverso piazze di spaccio, controllo del territorio, stese, estorsioni, di fronte a un Paese che arretra in cultura. La desertificazione del territorio diventa terra conquista».
Il timore espresso dal sindaco di Napoli è rivolto a «tutte quelle persone che in questi anni, con la rinascita culturale, turistica ed economica della città, avevamo portato attraverso quella linea di confine verso la legalità, e ora stanno lì con il rischio della mano tesa del crimine che può riportarli dove c'è il guadagno facile dello spaccio e di altre attività criminali». Tra Stato e mafie, conclude de Magistris, «è una maratona, ma i primi 100 metri sono importanti perché danno subito contezza a chi vede e ascolta di dove si vuole andare. Se gli altri iniziano a correre e tu no, rischi di dover inseguire».
«Il decreto Ripresa non c'è ancora e questa è un'altra cosa surreale, ma se diamo per buono quello che gira sulle chat dei sindaci, sui mezzi di comunicazione, agenzie e telegiornali, allora per i Comuni c'è pochissimo. Abbiamo chiesto il minimo e neanche quello ci è arrivato». Secondo il sindaco di Napoli «c'è un po' di elemosina, qualcosina che compensa la tassa di soggiorno, un po' di occupazione di suolo pubblico, ma pochissima roba. Con l'elemosina si può sopravvivere qualche giorno, ma non si ricostruisce un Paese».
De Magistris ricorda che i sindaci «hanno rappresentato al Governo quanto in meno abbiamo incassato dal 21 febbraio a oggi con le tariffe che vanno dalle strisce blu alla tassa di soggiorno, all'occupazione di suolo pubblico, al trasporto pubblico, ai trasferimenti erariali. Avevamo chiesto 6-7 miliardi, sembrerebbe che non ne arrivano più di 3. Già questo basta per dire che non siamo in condizione di garantire i servizi che erano in affanno già a febbraio, perché molte città, tra cui Napoli, sono in predissesto e hanno un debito storico pesantissimo. Il presidente del Consiglio aveva detto che i sindaci sono le sentinelle sul territorio, ma se un generale non ascolta l'allarme delle sentinelle, e quindi dei soldati in prima linea, e li abbandona è come se si stesse preparando a perdere la guerra. Se il Paese non sarà in grado di garantire da qui a breve servizi adeguati, si aggiungerà sofferenza alla sofferenza degli imprenditori, dei lavoratori, dei cittadini e tutto diventerà più complicato».
Nei confronti del Mezzogiorno, prosegue poi de Magistris, è in atto «una discriminazione nella discriminazione. Non hanno per nulla considerato la questione degli enti in piano di riequilibrio o in predissesto. A pagare il prezzo più alto è il Sud e sono le città del Sud, da Napoli a Reggio Calabria, da Messina a Palermo. Sembra anche qui - conclude - che sotto sotto, ancora una volta, nell'abbandono ci sia anche quell'aspetto malefico di essere ancora più punitivi nei confronti del Mezzogiorno d'Italia, che ha dato tra l'altro prova di grande responsabilità nella pandemia».
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