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01 Giugno 2020 - 19:18
Gragnano. L’accusa di un operatore del “Gruppo Abele e Libera”. Pasquale Somma: «Solo la Chiesa scende in campo»
GRAGNANO. L'accoltellamento di Nicholas Di Martino, nipote di un boss dei Monti Lattari, rimasto coinvolto in una rissa tra coetanei, scuote le coscienze. Scende in campo per esprimere il proprio parere anche un ex sacerdote che continua a vivere e a lavorare per la Chiesa da operatore laico del “Gruppo Abele e Libera” di don Ciotti. Pasquale Somma è di Pimonte, paese a un tiro di schioppo da Gragnano, e teatro di analoghe “faide” tra rampolli di famiglie malavitose. Per questo, sul suo blog “Per amore del mio popolo non tacerò”, nato dopo lo stupro di gruppo ai danni di una ragazzina, Pasquale Somma, richiamando la “lettera aperta alla città” dei sacerdoti di Gragnano, che hanno lanciato un appello affinché le istituzioni agissero per trarre dal vuoto di senso i giovani, considerati i "veri poveri" del post-Covid, fa da scudo ai firmatari per il coraggio che hanno avuto scrivendo sull’argomento. Finora, le istituzioni non l’hanno fatto. «La chiesa, anche in questo caso, ha dimostrato di essere presente - afferma Somma - E, don Paolo Anastasio (parroco del quartiere dov’è avvenuto l’accoltellamento a morte di Nicholas Di Martino, ndr) e tanti che scelgono di fare la loro parte su questi territori, vanno guardati come riferimento. Dalla mia esperienza con Don Ciotti, posso indicare cosa di pratico la Chiesa fa: dal riutilizzo dei beni confiscati al progetto “liberi di scegliere”, in cui alle donne e ai minori, appartenenti a famiglie di malavita, viene data la possibilità di abbandonare quest’ultime». «Resta grave - agiunge Somma - che le istituzioni pubbliche non facciano niente a riguardo, se non riempirsi la bocca di legalità».
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