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Clan e politica, il ras non ci sta: «False accuse, io ero al 41bis»

Clan e politica, il ras non ci sta: «False accuse, io ero al 41bis»

NAPOLI. Camorra e politica, l’ultimo padrino della mala di Sant’Antimo non ci sta e in sede di interrogatorio di garanzia decide di rendere una dichiarazione spontanea per ribadire la propria posizione: «In questa indagine mi vengono contestati reati commessi in un periodo in cui ero già da tempo detenuto al regime del carcere duro. Con questa storia io non c’entro nulla». Pasquale Puca, alias “’o minorenne”, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere ha dunque deciso di rilasciare al gip Miranda una breve ma circostanziata considerazione. Difeso dal penalista Vincenzo De Rosa, il boss di Sant’Antimo ha dunque preferito prendere tempo in vista del ricorso al tribunale del Riesame ma al tempo stesso non ha fatto mistero delle proprie perplessità.

Accusato di due episodi di interposizione fittizia aggravata dalla finalità mafiosa, il 55enne ha affermato: «Mi vengono mosse delle contestazioni che non avrei mai potuto commettere, dal momento che in quel periodo ero già detenuto al 41bis. Qualcuno mi spieghi come avrei fatto. Si tratta di accuse assolutamente infondate». La palla passa a questo punto ai giudici delle Libertà, chiamati a valutare nelle prossime settimane l’effettiva consistenza dell’impianto sul quale è stato incardinato il maxi-provvedimento di custodia cautelare che a inizio settimana, con l’esecuzione di ben 56 arresti, ha letteralmente decimato la nuova cupola della camorra di Sant’Antimo. Il blitz ha coinvolto infatti i massimi vertici dei clan Puca, Verde e Ranucci. Due giorni fa era stato invece il turno di Lorenzo Puca, figlio di Pasquale, accusato di essere il nuovo reggente della cosca dopo il ritorno a piede libero avvenuto nel 2016.

Anche il rampollo, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere, aveva sostenuto la propria estraneità rispetto ai presunti intrecci tra camorra e politica all’ombra del Municipio di Sant’Antimo: «Sono stato tirato in mezzo a questo storia - ha affermato Lorenzo Puca - Durante la mia assenza, dal momento che sono stato ininterrottamente detenuto fino al 2016, altri hanno usato il nome della famiglia Puca per coltivare affari illeciti di cui non ero a conoscenza. Nessuno, però, è stato autorizzato a farlo e nessuno ha mai portato un euro a casa nostra. Anzi, quando sono stato scarcerato ho fatto tutto il possibile per rimanere nella legalità e da qualche tempo mi ero pure attivato per trovare un impiego all’estero. Il mio obiettivo era quello di andare all’estero, non certo quello di ritrovarmi ancora una volta in carcere». Il gip non ha ad ogni modo battuto ciglio e Puca jr almeno per il momento è rimasto ancora in carcere. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la posizione di Teresa Puca, sorella di Lorenzo, la quale ha spiegato di non essere mai stata a conoscenza degli affari criminali di famiglia.

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