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02 Aprile 2016 - 12:43
C’e un superclan che vuole controllare in tutta Napoli il business della droga: il piano dei Giuliano, Sibillo, Brunetti e i Rinaldi con la regia dei Contini
NAPOLI. Dietro l’agguato a Gennaro Catapano ci sarebbe una strategia precisa: quella di un superclan che va da San Giovanni a Teduccio al Vasto-Arenaccia, con l’obiettivo di controllare i traffici di droga nel cuore di Napoli e in periferia. Ecco il progetto che accomuna quattro gruppi di malavita: i Giuliano, i Sibillo, i Brunetti e i Rinaldi, con la regia dei Contini. Tutti azzoppati dalle inchieste, ma ancora vivi. Ma sono soprattutto gli uomini di Gomorra del rione Villa a essere considerati i più pericolosi dagli investigatori: più esperti e avvezzi alle guerre di mafia. Con i Mazzarella, storici nemici, hanno cominciato a spararsi trent’anni fa. Sull’altro fronte i Mazzarella, la cui roccaforte è nel quartiere Poggioreale, che per non rimanere isolati hanno stretto un accordo con i Sequino della Sanità e gli Esposito del Cavone. L’ultima mappa sulla criminalità organizzata di Napoli è ricca di novità, ma soprattutto di spunti investigativi. Il vuoto di potere creatosi da tempo in alcuni quartieri in seguito all’arresto dei boss, e in certi casi anche dei luogotenenti, ha paradossalmente provocato una maggiore fibrillazione negli ambienti criminali. Con la conseguenza che, a parte “la paranza dei bimbi” a Forcella che è un caso a parte, le forze dell’ordine si trovano il più delle volte a indagare su personaggi capaci di cambiare amici e nemici dall’oggi al domani. I fronti caldi in città sono sostanzialmente cinque: Mercato, Ponticelli, Miano, Sanità e Forcella. In quest’ultimo quartiere la tregua è solo apparente, tant’è vero che per il ferimento di Gennaro Catapano una pista porta al gruppo Giuliano-Sibillo, che potrebbe aver aiutato i sicari del clan Rinaldi a entrare in azione. Mentre invece nelle altre zone la tensione è palpabile nelle strade e tutti temono che ci vada di mezzo prima o poi qualche innocente. Intanto, al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi di un accordo tra gruppi di mala di quartieri diversi in nome della droga. In sostanza la cocaina viaggerebbe da Miano a Forcella attraverso il clan Lo Russo. E per un periodo addirittura due clan in contrasto, i Mazzarella-Del Prete e i nuovi Giuliano, si sedettero allo stesso tavolo pur di concludere l’affare nonostante la tensione in atto. C’era da stabilire chi materialmente dovesse fare da tramite con un certo Francesco, legato ai “Capitoni”. Secondo la ricostruzione della polizia nacque un battibecco tra Massimo Castellano e Antonio Baldassare, ma Antonio Giuliano riuscì a sedare gli animi. Come ha dichiarato l’ultimo pentito in ordine di tempo di Forcella, parlando del summit: Yassir Atid, nell’interrogatorio reso ai pm antimafia il 18 dicembre 2013. Da allora forse la situazione è cambiata e l’accordo non ha avuto seguito, ma la vicenda dimostra come per concludere affari remunerativi a volte si passa sopra ai contrasti. Non a San Giovanni a Teduccio e al Mercato, dove i Rinaldi e i Mazzarella continuano a combattersi tra alti e bassi da ben 30 anni.
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