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28 Giugno 2020 - 10:17
NAPOLI. Quattro giovani pusher con aspirazioni da ras abbandonano la loro base di spaccio per andare a fare movida agli chalet di Mergellina. La loro defezione non passa però inosservata. In men che non si dica piomba sul lungomare Francesco Petrone, alias “’o nano”, l’ultimo boss del rione Traiano insieme al fratello Ciro Puccinelli, e tra lui e i “ribelli” volano subito parole grosse. L’affronto è servito, da lì alla faida, con tanto di corsa-lampo agli armamenti, il passo sarà brevissimo.
A svelare l’inedito retroscena è Gennaro Carra, ex uomo di punta del clan Cutolo di via Catone e genero del vecchio capoclan Salvatore “Borotalco”: «I quattro andarono via, capii subito che avevano brutte intenzioni». Pentitosi nell’agosto scorso, a pochissime settimane dall’arresto per camorra e narcotraffico, Gennaro Carra sembrava essersi inabissato in un silenzio imperscrutabile. L’ormai ex ras della “44” in questi mesi è stato invece sottoposto a decine di interrogatori nel corso dei quali ha rivelato agli inquirenti della Dda di Napoli ogni retroscena in merito agli affari criminali dell’ultimo “sistema” del rione Traiano. Il collaboratore di giustizia ha così ricostruito le fasi iniziali della sanguinosa scissione che nell’estate del 2016 ha riempito di sangue e piombo le strade di Soccavo.
Sul punto, ecco quanto affermato da Genni Carra il 12 novembre scorso: «Salvatore Basile ha partecipato a una scissione dal clan Puccinelli-Petrone. Con Gennaro Cozzolino, Salvatore Lazzaro “Lulù”, Emanuele Manauro, Benni Ivone, Gianluca Orfeo, Dario Vicedomini e altri giovani sempre pronti a sparare, costituiva un gruppo di fedelissimi di Salvatore Petrone». Una volta indicati i protagonisti della vicenda, Carra entra nel merito della questione ricostruendo l’episodio che innescò la guerra: «Una sera, mentre ero con Lazzaro, Manauro, Cozzolino e Basile “cozzecanera” da “Agostino”, un chiosco che si trova di fronte allo “Chalet Delle Rose” a Mergellina, arrivò Francesco Petrone in auto e iniziò a inveire contro di loro dicendogli che invece di perdere tempo dovevano andare a lavorare nelle piazze di spaccio. Io mi trattenni con Petrone cercando di calmarlo e dicendogli che erano ragazzi validi e non andavano tratti in quel modo. I quattro invece andarono via subito con una Honda “Transalp” e un “T-Max”. Capii subito che avevano brutte intenzioni».
Stando a quanto riferito da Carra e ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria di tutti i soggetti citati, nel giro di appena 24 ore i ribelli della “44” si organizzarono per mettere a ferro e a fuoco il quartiere: «Lazzaro - ha spiegato il neo pentito - decise la scissione, come appresi il giorno dopo andando a casa di Gennaro Cesi nel rione Ises. Quest’ultimo mi aveva mandato a chiamare. Io invitai i presenti a mantenere la calma perché non volevo guerre nel rione Traiano».
Ma i “girati” avevano ormai deciso che strada intraprendere, tanto che, come spieghiamo meglio a parte, si erano già procurati un vero e proprio arsenale da guerra per riuscire a mettere alla corde l’egemone clan Puccinelli-Petrone. La nuova faida di Soccavo poteva avere inizio.
Segue sul “Roma” di domani
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