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29 Giugno 2020 - 13:52
NAPOLI. Il rione Traiano ha un nuovo re della cocaina. Un broker di grosso calibro, rimasto per anni nell’ombra ma che dopo l’uscita di scena degli storici ras della “99” avrebbe preso il controllo del prolifico business inondando di droga le basi di spaccio di tutta Soccavo: «Peppe della novantanove, cioè Giuseppe Mazzaccaro, è l’attuale capo del clan Sorianiello ed è lui che oggi decide il mercato della cocaina», parola di Gennaro Carra, l’ex ras del clan Cutolo che con le sue rivelazioni sta mettendo seriamente alle corde il “sistema” dell’intera periferia ovest di Napoli.
Pentitosi nell’agosto dello scorso anno, Carra ha già fornito agli inquirenti della Dda innumerevoli retroscena in merito ad alcuni gravi fatti di sangue, tra cui la scissione compiuta dal gruppo di Salvatore Basile, distaccatosi nel 2016 dal cartello Puccinelli-Petrone e di cui il “Roma” ha fornito ieri un ampio resoconto. Ma Carra, noto alle cronache giudiziarie anche per essere il genero del capoclan Salvatore Cutolo, ha fornito soprattutto una lunga serie di riferimenti, nomi e cognomi in ordine al vero core business della camorra del rione Traiano: lo spaccio di droga.
Sul punto, incalzato dalle domande del pubblico ministero Francesco De Falco, il neo collaboratore di giustizia ha puntato il dito senza esitazione contro una persona in particolare: «Peppe Mazzaccaro è il capo dell’attuale clan Sorianiello, è lui che decide il mercato della cocaina ancora oggi. Era lui a rifornire sia noi che il clan Puccinelli di cocaina e marijuana». Mazzaccaro, alias “Peppe della novantanove”, è del resto da tempo un volto ben noto ai database delle forze dell’ordine. Zio del defunto Fortunato Sorianiello, ucciso in un agguato di camorra nel febbraio del 2014, è più volte finito in manette per reati di droga, ma fino ad oggi nessun collaboratore di giustizia lo aveva mai inquadrato con tanta fermezza al vertice dell’organizzazione con base alla “99” di Soccavo.
Carra, affiliato ai Cutolo fin dal 2007, ha dunque ricostruito con dovizia di particolari la natura degli accordi “commerciali” in essere tra i due gruppi di mala: «Abbiamo iniziato il rapporto con Mazzaccaro nel 2015, perché prima facevamo riferimento ad altri narcotrafficanti, ancora più potenti di lui, in particolare con tale Mario Cerrone e con Raffaele Imperiale (il broker da anni latitante a Dubai, ndr). Mazzaccaro ci riforniva di quattro, cinque pacchi di cocaina mensili e i tre capi gestivano le piazza di spaccio al rione Traiano e anche i privati. A gestirle eravamo io, Vincenzo Cutolo e Francesco Pietroluongo. Noi compravamo la droga da Mazzaccaro e poi la davamo alle piazze di spaccio che facevano riferimento al clan Cutolo».
Un sistema piramidale, dunque, al vertice del quale si sarebbero trovati proprio Carra, il cognato e Pietroluongo. Sullo sfondo, invece, il ruolo “super partes” del broker Mazzaccaro, comunque da ritenere innocente almeno fino a prova contraria. Sempre in tema di narcotraffico il neo pentito ha poi tirato in ballo un altro emergente ras: «Anche Bruno Annunziata aveva un ruolo in questo rapporto. Era l’anello di congiunzione, mandavamo lui a prendere la cocaina di Mazzaccaro».
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