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30 Giugno 2020 - 12:42
NAPOLI. Dopo i sigilli, undici anni di abbandono e la luce in fondo al tunnel che ancora neppure si intravede. L’imprenditore Antonio Fantini, erede della famiglia fondatrice del caffè di Posilippo “Le Terrazze”, decide di rompere il muro del silenzio e punta il dito contro il Comune di Napoli: «Il locale, o meglio ciò che ne rimane, versa oggi nel degrado più totale. Nonostante gli abusi contestati siano stati rimossi, la nostra attività continua a essere vittima della burocrazia e intanto trenta persone continuano a essere in attesa di riavere il proprio posto di lavoro». Quella de “Le Terrazze” è una storia che a tratti ha del grottesco.
Lo spettacolare bar di via Petrarca, dopo oltre vent’anni di attività, era finito sotto sequestro nel febbraio del 2009 sulla scorta di una contestazione mossa dalla Procura, la quale riteneva che i titolari del celebre locale avessero compiuto una serie di gravi abusi edilizi: gli inquirenti, in particolare, avevano riscontrato una consistente eccedenza di occupazione di suolo pubblico rispetto a quanto previsto dal titolo concessorio rilasciato dal Comune nel 1987.
Apposti i sigilli da parte della Municipale, quello che ne è scaturito è stato il più ovvio dei copioni: mentre la giustizia faceva il proprio (lento) iter tra ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, il bar e la terrazza su cui sorge affogavano nel degrado più totale. La struttura, dopo undici anni di abbandono e inattività, è infatti oggi ridotta a un rudere oggetto di continui raid e saccheggi, oltre che a un giaciglio di fortuna per senza fissa dimora e tossicodipendenti.
L’imprenditore Antonio Fantini, che appena un anno fa aveva incassato la disponibilità del sindaco Luigi de Magistris a rilanciare il locale, oggi ha però deciso di non fare più mistero della propria amarezza: «Oggi l’abuso edilizio non c’è più, ma noi continuiamo a essere vittime della burocrazia. La verità è che manca la volontà politica di risolvere il problema».
A ribadire il concetto ci pensano quindi gli avvocati Salvatore Pane e Felice Laudadio, che assistono l’imprenditore Fantini in quest’odissea amministrativo-giudiziaria: «La nostra speranza era quella di arrivare a partecipare, laddove fosse stato necessario, anche a una nuova gara. Invece lo stallo del Comune si è rivelato insuperabile, con un continuo rimbalzo di responsabilità tra i vari uffici competenti e addirittura un nuovo riesame della pratica», spiega l’avvocato Pane, che poi aggiunge: «Il nostro ultimo contatto è avvenuto con l’ormai ex capo di gabinetto Attilio Auricchio. In quell’occasione ci era persino stato riferito di un parere favorevole della Sovrintendenza, purché fossero stati eliminati tutti gli interventi realizzati sulla struttura originaria. Concretamente, però, attese e promesse si sono risolte in un nulla di fatto».
A rincarare la dose ci pensa poi l’avvocato Laudadio: «Antonio Fantini, dopo il dissequestro disposto dalla Corte d’appello di Napoli il 15 ottobre 2018, ha subito rappresentato la propria disponibilità per dar vita a un progetto di riqualificazione che rilanciasse il bar e il decoro dell’area, il tutto garantendo trenta posti di lavoro. Il progetto non ha però avuto conclusione da parte del Comune di Napoli, che evidentemente preferisce perdere un introito importante nonostante le proprie casse siano a dir poco disastrate. Dopo oltre dieci anni di “elettroencefalogramma piatto”, prendiamo atto che si preferisce continuare a lasciare via Petrarca in questo stato di abbandono».
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