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13 Luglio 2020 - 12:28
NAPOLI. È stato rinviato a giudizio il poliziotto che a Napoli, il 12 luglio 2019, durante l'arresto di un pregiudicato di 25 anni, ha sparato al cane dell'uomo, uccidendolo. Lo rende noto Roberto Massimo, segretario generale di Napoli del Sindacato Usip-Uil. La vicenda divenne virale attraverso un video pubblicato sui social.
Fu «legittima difesa» l'uccisione di un pitbull durante la notifica di un provvedimento al padrone del cane agli arresti domiciliari, il 12 luglio 2019 in via Cesare Rosaroll a Napoli. Lo dichiara Roberto Massimo, segretario provinciale di Napoli del sindacato di polizia Usip-Uil, commentando il rinvio a giudizio per il poliziotto che negli attimi concitati della consegna della notifica esplose il colpo d'arma da fuoco che uccise l'animale.
«I poliziotti che spararono al pitbull - spiega Massimo - salvarono la vita ad un operatore di polizia coinvolto, aggredito dal cane stesso. Fermo restando l'amore ed il rispetto che abbiamo per i nostri amici a 4 zampe, la necessità di uccidere l'animale fu motivata dall'esigenza del momento ed è condivisibile, poiché la tutela di un essere umano, di un cittadino o, come in questo caso, di un operatore di Polizia, si chiama legittima difesa. Il rinvio a giudizio del collega, per quel che ci riguarda, ha poco senso ed immaginiamo sia semplicemente un atto dovuto, sicuri che la Magistratura accerterà la realtà dei fatti».
Il sindacato Usip esprime «ferma condanna e aperto biasimo nei confronti di tutti coloro che, con dichiarazioni pubbliche, vorrebbero far passare gli uomini e le donne in divisa come crudeli assassini, strumentalizzando l'accaduto. Se al posto del tutore dell'ordine ci fosse stato un nostro figlio, oggi li chiamerebbero eroi, paladini che con sprezzo del pericolo e senso del dovere tutelano i cittadini. Siamo stanchi di essere presi di mira ed utilizzati come strumento di pressione per scopi elettorali. La politica, la vera politica, si faccia sentire e stia accanto a questi paladini» conclude Massimo.
L’Enpa, Ente nazionale Protezione Animali, fa sapere che si costituirà parte civile. «Tra i punti da chiarire, - si legge in una nota - oltre ovviamente alla dinamica del fatto, cioè come e perché un agente di polizia avrebbe sparato, il perché una persona sottoposta agli arresti domiciliari detenesse un pitbull e perché si sia ritardato a chiamare i soccorsi».
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