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24 Luglio 2020 - 18:28
Il racconto dell’agente scelto dell’Upg
NAPOLI. «Quando ho incrociato lo sguardo di quella bimba, ancora stretta tra le braccia della mamma in difficoltà, ho avvertito subito un fortissimo istinto paterno. Un’emozione incontenibile, che ha spinto me e i miei colleghi a prenderci immediatamente cura di lei. Grazie anche all’aiuto dei medici, l’abbiamo quindi nutrita e abbiamo trascorso più di due ore a giocare con lei». Danilo è l’agente scelto in servizio all’Ufficio prevenzione generale della questura di Napoli che poche set-timane fa ha letteralmente salvato, insieme ai colleghi del commissariato San Ferdinando, una neonata di appena nove mesi arrivata all’ospedale Villa Betania insieme alla madre in preda a un grave stato confusionale: la don-na, una 35enne di origini nigeriane, per motivi ancora da inquadrare stava forse raggiungendo una parente, non è chiaro però se in città o più lontano.
L’immagine di quell’incontro, nonostante siano trascorsi ormai alcuni giorni, è intanto più che mai impressa nella mente del poliziotto: «Un momento che non dimenticherò mai. Quando quella notte sono rientrato a casa ho su-bito abbracciato mia moglie e i nostri piccoli, pensando a quanto siamo fortunati».
Sulla vicenda sono ancora in corso alcuni delicati accertamenti di natura investigativa e per questo motivo l’accaduto non è stato re-so pubblico nell’immediatezza dei fatti. L’immagine di quel momento da ieri ha però letteralmente fatto il giro del Paese e Danilo si è ritrovato a essere travolto da un’inattesa quanto piacevole “notorietà”.
L’agente scelto racconta così al “Roma” le tappe di quella serata a dir poco speciale: «Quando siamo arrivati al pronto soc-corso io e i miei colleghi ci siamo subito resi conto di essere di fron-te a una situazione complicata.
La madre della bimba tremava, non riusciva a comunicare e stringeva con estrema forza la piccola. Con un gesto istintivo ma prudente ho quindi immediatamente preso la neonata, che dopo pochi secondi ha smesso di piangere.
Non riuscivo a smettere di guardarla, è stata un’emozione indescrivibile. A quel punto l’abbiamo nutrita e abbiamo giocato insieme per oltre due ore, fino a quando gli as-sistenti sociali non sono venuti a prelevarla».
Al netto della felice conclusione della vicenda, c’è un messaggio in particolare che l’agente dell’Upg tiene a lanciare: «Noi uomini della polizia di Stato siamo persone con un cuore e tanti sen-timenti, non siamo dei robot. Il colore della pelle di una persona per noi è irrilevante. Abbiamo fatto un giuramento e la nostra unica priorità è quella di aiutare il cittadino e il prossimo».
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