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Il clan Troncone rischia grosso, indagine sugli affari dei rampolli

Il clan Troncone rischia grosso, indagine sugli affari dei rampolli

NAPOLI. Fuorigrotta sempre più stretta nella morsa del racket, ma i nuovi ras del “sistema” flegreo potrebbero presto ritrovarsi con le spalle al muro. Dopo il blitz che pochi giorni fa ha portato in carcere il boss Vitale Troncone e la cognata Luisa Troncone, entrambi accusati di tentata estorsione, i fari della Procura antimafia restano puntati più che mai sugli affari criminali dello storico gruppo di mala con base in via Costantino.

Sulla testa della cosca pende infatti anche una seconda indagine, i cui contorni e contenuti restano al momento top secret. Di certo c’è però che tra gli indagati figura, insieme a un numero non ancora precisato di persone, proprio la 41enne. L’inedita circostanza emerge tra le pieghe delle 32 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita nei giorni scorsi dai carabinieri.

Il ras e la cognata, vale la pena ricordarlo, sono infatti sospettati di aver provato a estorcere a un commerciante circa 38mila euro: somma che il barista aveva inizialmente ricevuto da Irene Iannarone, anch’essa indagata, ma che in realtà sarebbe appartenuta a Luisa Troncone, la quale per riavere indietro il denaro sarebbe passata alle vie di fatto, cioè alle minacce, portando persino il malcapitato al cospetto del boss: un incontro che è stato tra l’altro filmato integralmente da una telecamere installata lungo la strada dalle forze dell’ordine, segno inequivocabile che il ras di via Costantino, dopo la recentissima scarcerazione per fine pena, era già nel mirino degli inquirenti.

E lo stesso vale anche per la cognata: «Le dichiarazioni rese dalla vittima - si legge nell’ordinanza - trovavano riscontro in alcune telefonate intercettate nell’ambito di altro procedimento penale». Proprio grazie a questo secondo filone di indagine i detective dell’Arma sono riusciti in tempo praticamente reale a registrare alcune delle telefonate minatorie che la 41enne avrebbe fatto all’imprenditore Paolo M. Alle 19,30 dell’8 giugno scorso Luisa Troncone, dopo essersi fatta dare il numero da Iannarone, Luisa Troncone chiama la vittima per mettere le cose “in chiaro”: «Paolo, ma quale problema? Sono i soldi del braccio mio! Irene mi dovrebbe portare altri 4mila euro o frat! Fai una cosa, vai a parlare con lui perché se tu mi stai dicendo così mo te lo vedi con... Io ora vado sopra».

La conversazione tra i due va avanti ancora per diversi secondi e in un successivo passaggio la presunta aguzzina rincara la dose: «Paolo, sentimi un attimo! Tu domani mattina hai un appuntamento con chi di dovere e adesso ti stai tirando indietro». Il commerciante replica quindi così: «Io gliel’ho detto, io gliel’ho detto a Vitale, attenzione».

A questo punto i toni si accendono in maniera irreversibile e Luisa Troncone, ormai spazientita, si lascia sfuggire un messaggio ben poco rassicurante: «Io ti mando all’ospedale, io ti tiro gli occhi dalle pupille. I soldi sono miei, lavorati! Io ti tiro gli occhi dal petto, te li tiro! Forse non hai capito, perché io ho l’infermità mentale! Io sono Lisa, ma divento un animale! Sono soldi miei e ti posso pure andare a denunciare. Non scherzare con me, io ho sempre lavorato... te li ho prestati vivi!». Nel frattempo gli investigatori annotavano ogni singola parola.

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