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03 Agosto 2020 - 18:34
Rinvio a giudizio per il gruppo Luongo: in 29 ottengono il rito abbreviato
NAPOLI. I nuovi ras del “sistema” di Napoli Est incassano il rinvio a giudizio e, nella speranza di limitare i danni, tentano la carta del processo sprint per ottenere uno sconto di pena in caso di eventuale condanna. I ventinove presunti affiliati al clan Luongo, temibile costola della storica famiglia Mazzarella, hanno dunque chiesto e ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Di assoluta consistenza le accuse di cui dovranno a vario titolo rispondere: su tutte spiccano quelle di associazione per delinquere di stampo mafioso, spaccio e traffico di stupefacenti, ma anche estorsione, armi, lesioni personali e dan-neggiamenti.
Rischia a questo punto grosso l’emergente gruppo di mala ca-peggiato dal ras Umberto Luongo, giovane boss cresciuto tra le fila del clan Mazzarella di San Giovanni a Teduccio ma riuscito negli ultimi anni a ritagliarsi un proprio, importante spazio criminale nell’hinterland orientale, in particolare nel comune di San Giorgio a Cremano. Dopo il maxi-blitz del gennaio scorso e il successivo rinvio a giudizio, a fine settembre andranno dunque alla sbarra per l’inizio del rito abbreviato, oltre al ras Luongo, difeso dall’avvocato Giuseppe Perfetto, Antonio Buonavolta, Carmine Co-sta, Maria Cozzolino, Angelo De Luca, Massimo De Luca, Giovanni De Ponte, Michele Esposito, Salvatore Fasano, Giovanni Formisano, Ciro Gagliardi, Ber-trando Gagliardi, Marco Giunta, Cristian Lubrano Lavadera, Mirko Nappo, Maurizio Repetti, Antonio Rho, Demetrio Sartori, Vincenzo Scotti, Giuseppe Sparano, Carlo Terracciano, Ciro Rosario Terracciano (già imputato insieme a Luongo per l’omicidio di Luigi Mignano), Giovanni Terracciano, Danilo Troia, Anna Ulia-no, Assunta Uliano, Enza Uliano, Mario Uliano e Gaetana Visone (la moglie di Luongo).
Il vertice della cosca, stando alla ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato rappresentato da Umberto Luongo, Gaetana Visone, Giuseppe Sparano, Ciro Rosario Terracciano, Carlo Terracciano, Anna Uliano, Demetrio Sartori, Antonio Buonavolta, Gennaro Improta, Angelo Improta, Vincenzo Scotti, Michele Esposito e Beltrando Gagliardi. Erano loro i ca-pi e promotori nel neonato clan Luongo, «associazione - si legge nel provvedimento cautelare - operante a San Giorgio a Cremano, Portici e comuni limitrofi».
Il “sistema” avrebbe così affermato la propria egemonia sull’hinterland orientale «anche attraverso accordi le altre organizzazioni camorristiche, come il clan Mazza-rella e il clan Cuomo di Nocera Inferiore, nonché attraverso gli scontri armati con le organizzazioni rivali, quindi i clan Troia e Abate di San Giorgio a Cremano, il clan Vollaro di Portici e il clan Rinaldi di San Giorgio a Cremano».
Inquirenti e investigatori ipotizzano inoltre che il clan Luongo abbia monopolizzato interi settori imprenditoriali e commerciali, intimidendo chiunque si opponesse alla sua ascesa. Tra i business della cosca figurano infine anche usura, estorsioni, rapine e danneggiamenti, una strategia del terrore attuata poi grazie a una fittissima rete di conniventi e fiancheggiatori. La giustizia si prepara però a presentare il “conto” ai nuovi ras di Napoli Est.
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