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04 Agosto 2020 - 17:17
"Volevo auto-denunciarmi, dopo che oggi ho letto dell'incidente sui giornali austriaci e mi è subito stato chiaro che dovevo mettermi in contatto con voi. Già prima di questa mail, ho chiamato il signor Vittorio Sgarbi (Presidente della Fondazione Antonio Canova ndr) e il museo, senza però raggiungerli personalmente". Inizia così la lettera di scuse di D. H., il turista austriaco, individuato grazie ai filmati, che sabato scorso aveva danneggiato un'importante scultura di Antonio Canova (Video) custodita nel museo di Possagno, in provincia di Treviso.
"Io rimango a completa disposizione - prosegue - per questo incidente, è stato un comportamento irresponsabile da parte mia, le conseguenze non mi erano note, pertanto ho continuato normalmente la visita al museo e l'intero soggiorno in Italia".
Il turista, D. H., che risiede ad Aistersheim, racconta ancora: “Mi trovavo con un gruppo di 10 persone, in occasione del mio cinquantesimo compleanno, durante un'escursione di quattro giorni, di cui l'ultimo a Venezia e siamo tornati dal nostro viaggio la di lunedì. Durante la visita al Museo di Possagno, mi sono seduto sulla statua, senza però accorgermi del danno che evidentemente ho causato. Mi scuso in tutti i modi. Rimango a vostra disposizione per e-mail, telefono o, se necessario, volentieri anche personalmente, per qualsiasi informazione e in qualsiasi momento”, conclude il turista.
Statua Canova danneggiata, così carabinieri hanno identificato turista
Si è accorto subito delle conseguenze del suo gesto il cinquantenne austriaco che è stato individuato dai carabinieri come l'autore del danno alla statua in gesso di Paolina Borghese, opera di Antonio Canova, nella Gipsoteca di Possagno, in provincia di Treviso. E' quanto emerge dalla ricostruzione dei carabinieri della compagnia Castelfranco Veneto: dalle immagini di videosorveglianza si vede il turista rialzarsi dopo la foto scattata da un'altra persona, urtare il piede della statua e tornare sui suoi passi un paio di volte per verificare il danno, prima di allontanarsi visibilmente innervosito.
Il suo non è stato un pentimento immediato, ma è arrivato dopo il rientro ad Aistersheim, piccolo comune del nord dell'Austria: quando ha saputo che i carabinieri avevano rintracciato la capogruppo della visita al museo, sua moglie, l'uomo ha inviato una email di scuse, assumendosi le sue responsabilità e mettendosi a disposizione delle autorità italiane. Da quanto si apprende, ora la sua posizione è al vaglio della Procura di Treviso: il suo non è stato un atto vandalico premeditato, ma un danneggiamento causato da un gesto inconsulto. I periti del museo stanno anche quantificando il valore economico dei danni: la statua infatti dovrà essere restaurata. Per ora però è prematuro parlare di risarcimento del danno.
Soddisfatti i carabinieri della compagnia di Castelfranco Veneto, che in poco tempo sono riusciti a risalire al cinquantenne partendo dal nome della capogruppo. Come da norme anti-Covid, infatti, il nominativo di ogni responsabile dei gruppi in visita nei musei deve restare registrato per 14 giorni, ma non quello delle altre persone che erano con lei, nove in tutto. Anche grazie all'aiuto di un interprete, i militari dell'Arma sono presto risaliti alla comitiva di turisti austriaci, tornata in Austria dopo il weekend in Italia. "E' stata un'attività svolta con il massimo impegno dai carabinieri di Castelfranco Veneto e della stazione di Pieve del Grappa, competente per territorio. Un'indagine che ha trovato la determinante collaborazione della direzione del museo", dice all'AdnKronos il capitano Enrico Zampolli, comandante dei carabinieri della compagnia di Castelfranco Veneto.
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