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Spaccio di droga a Scampia, nelle basi ecco i pusher a ore

Spaccio di droga a Scampia, nelle basi ecco i pusher a ore

Contromossa dei clan: meno rischi, paghe di 100 euro al giorno

NAPOLI. Cento euro al giorno, più o meno, soltanto per fare il pusher, senza entrare a far parte del “sistema” e se c’è disponibilità; stipendio fisso se, oltre a vendere la droga, si entra anche nell’ingranaggio del clan con i compiti aggiunti di “tagliatore” e corriere dei carichi. Ecco la differenza che emerge in ogni indagine sulle piazze di spaccio a Scampia, dove i capibastone delineano a priori con nettezza la figura dei neo assunti. Nella decisione è importante ovviamente ciò che pensano i vertici, ma va anche sottolineata l’importanza della volontà delle persone interessate. Alcuni, per paura di incappare nel reato di associazione camorristica, chiedono esplicitamente di “lavorare” a giornata, restando così a volte a mani vuote perché non c’è posto ma evitando guai peggiori nel caso finissero coinvolti in una “retata” o in un’indagine ad ampio raggio. 
A Scampia lo scenario comples-sivo relativo ai traffici di droga è mutato, e non di poco, nel corso degli ultimi anni. I tempi di “Gomorra”, con le piazze di spaccio che funzionavano a ritmo di fab-brica, sono lontani e attualmente irripetibili. I luoghi di vendita sono molti di meno, più controllabili e proprio per questo, praticamente sotto assedio continuo dalle forze dell’ordine. Quasi ogni giorno tra polizia e carabinieri si registra infatti un arresto per possesso di sostanza stupefacente mentre continuano, come nell’ultimo caso che ha riguardato la Vanella Grassi, le operazioni scaturite da inchieste coordinate dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia.  

Al momento l’organizzazione dei clan di Scampia (“Vinella”, Abbinante) prevede un gestore della piazza, di solito un fedelissimo di un boss o di un luogotenente; una taskforce di affiliati che si occupa del “taglio” della droga, della divisione in zona e del trasporto da un punto all’altro; un gruppetto variabile di pusher con l’incarico esclusivo di consegnare la droga in cambio dei soldi. Una vendita al minuto quindi, i cui frutti vanno nelle mani del capopiazza, che a sua volta li versa poi al “proprietario”. I venditori spiccioli vengono così pagati a fine giornata, ma in genere il compenso è pattuito all’inizio. Nel fine settimana, quando si “lavora” di più, si guadagna meglio ma per trovare posto bisogna essere conosciuti e ritenuti affidabili. In contemporanea al calo del volume di affari a Scampia, un’altra zona di Napoli ha conquistato spazi importanti di mercato illecito: il rione Traiano, dove la quantità di micropiazze di droga è ormai considerata da record.

Nonostante i ripetuti colpi messi a segno dalle forze dell’ordine, quella parte di area flegrea è diventata il punto di rife-rimento di grossisti e venditori al dettaglio. Con modalità simili alla Scampia dei tempi d’oro: anche là gli affiliati che spacciano sono pochissimi, i pusher restano il più delle volte estranei al “sistema” e guadagnano a giornate. I clan che gestiscono sono in massima parte i soliti: Cutolo, Puccinelli-Petrone, Sorianiello. Tra  l’altro senza più contrasti con la malavita di Soccavo dopo le clamorose tensioni di tre anni fa, quando scoppiò una guerra che provocò nell’arco di una sola giornata più di venti stese. Un record difficilmente eguagliabile, sul quale poche settimane fa ha fatto luce proprio il neo collaboratore di giustizia Gennaro Car-ra, ex braccio destro del ras Vincenzo Cutolo, l’ultimo capo del-la piazza della “44”. Nonostante arresti e pentimeti, il business stenta ancora ad arretrare.

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