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Da aspirante ras a senzatetto, Ferone jr in manette per droga

Da aspirante ras a senzatetto, Ferone jr in manette per droga

Il rampollo sorpreso a spacciare cocaina: va ai domiciliari

NAPOLI. Anche gli uomini di mala possono precipitare in bassa fortuna. E così da emergente rampollo della camorra di Napoli Nord a senza fissa dimora, con la complicità della crisi economica, una nuova grana giudiziaria si abbatte sul 32enne Antonio Ferone, nipo-te del capoclan “Ernestino” Ferone. L’uomo, già noto agli archivi delle forze dell’ordine per via dei suoi guai con la legge, è stato fermato a Casavatore mentre venerdì sera si apprestava a piazzare sette “pallini” di cocaina. Abbandonata l’auto con la quale viaggiava, Ferone si è lanciato in un disperato tentativo di fuga a piedi tra le vie del centro città ma è stato comunque bloccato e ammanettato nel giro di pochi minuti dai carabinieri della locale stazione. Trasferito in caserma e trovato anche in possesso di 440 euro, il ras riciclatosi nel ruolo di pusher ha quindi rivelato l’odissea che da qualche tempo sta vivendo: «Ho perso il lavoro e la casa, spesso dormo in macchina o in albergo. Sono costretto a spacciare per sopravvivere». 
Antonio Ferone già in passato era suo malgrado salito alla ribalta del-la cronaca nera locale. Nel 2016 venne arrestato insieme a due complici per una vicenda di estorsioni, dopo di che è sparito per qualche tempo dai radar delle forze dell’ordine.

L’ultimo capitolo della sua storia criminale è stato così scritto venerdì sera, quando i carabinieri di Casavatore lo hanno intercettato nella zona delle case popolari di via Concezione. I militari dell’Arma, avendolo subito riconosciuto, gli hanno inti-mato l’alt ma il 32enne, per tutta risposta, ha subito provato a far perdere le proprie tracce con un disperato ma inutile tentativo di fuga. Lasciata in via San Pietro l’auto, una Nissan “Juke” bianca, il pusher ha provato a dileguarsi lanciandosi in direzione di corso Italia: ma proprio qui, dopo pochi minuti, è stato intercettato e bloccato da una seconda pattuglia che nel frattempo era stata informata dell’accaduto.

Ammanettato e perquisito, il 32enne è stato quindi trovato in possesso di sette dosi di cocaina, per un totale di 2,5 grammi, che erano state nascoste vicino al freno a mano del suv, e di 440 euro ritenuti frutto dell’illecita attività. 

Resosi conto di rischiare grosso, il nipote del boss Ernesto Ferone ha quindi deciso di mostrare un atteggiamento subito collaborativo nei confronti dei carabinieri. In prima battuta ha indicato il luogo esatto nel quale era nascosta la so-stanza stupefacente, dopo di che ha ammesso gli addebiti spiegando le ragioni che lo avevano spito a riciclarsi come pusher “a domicilio”: «Allo stato attuale - ha messo a verbale il rampollo - sono senza una fissa dimora, a volte dormo in auto, altre volte in albergo.

Ho anche lasciato la residenza di Casavatore in cui vivevano con mia nonna». Una versione dei fatti che i carabinieri, dopo un rapido sopralluogo sul posto, hanno accertato essere veritiera. Antonio Ferone, difeso dall’avvocato Dario Procentese, al termine dell’udienza di convalida è così riuscito a cavarsela con i soli arresti domiciliari. Insomma, il gip, toccata con mano la genuinità del racconto del 32enne e soprattutto il suo atteggiamento di collaborazione alle indagini, ha deciso di non calcare la mano inchiodandolo alla custodia cautelare in carcere. Di tutt’altro avviso era stato invece il pubblico ministero, il quale aveva chiesto il trasferimento del 32enne a Poggioreale. Le indagini sul caso proseguono comunque al fine di accertare l’eventuale coinvolgimento nella vicenda di altri uomini del gruppo Ferone.

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