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20 Agosto 2020 - 18:36
NAPOLI. C’erano stati degli ammanchi di droga e Salvatore Petriccione, il boss detenuto della “Vanella Grassi” soprannominato “’o marenar”, voleva uccidere colui che riteneva responsabile: Gennaro Torino detto “Violone”, gestore della piazza di spaccio di via Dante. Intenzione presunta e mai tramutata in atti concreti, per fortuna, prima che entrambi fossero destinatari della misura cautelare eseguita il mese scorso a carico dei componenti di 3 gruppi di trafficanti. Uno di essi era coordinato da Vincenzo Spera “’o nir”, nominato numero uno dal carcere attraverso un “pizzino” scritto proprio dal ras in persona: “deve comandare Enzuccio”.
La ricostruzione della procura antimafia, che si è basata sulle indagini dei poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia, parte da un’intercettazione ambientale che vede protagonisti Salvatore Lamonica detto “Zoccolella” e Emanuele Mincione soprannominato “Harry Potter”. Nella conversazione (con l’importante precisazione che non parla Salvatore Petriccione) è Lamonica a riferire all’altro che “’o marenar” una volta scarcerato avrebbe voluto uccidere Gennaro Torino, “ritenuto responsabile di diversi ammanchi di droga”. Scrive a questo proposito il gip nell’ordinanza di custodia cautelare: «Il Torino infatti è il gestore della piazza di spaccio della Vanella Grassi (via Dante), evidentemente mal gestita».
Lo spessore criminale di Salvatore Petriccione a parere di inquirenti e investigatori si evince anche un’altra conversazione intercettata, in questo caso tra Salvatore Lamonica e Vincenzo Spera. Con il primo che si compiace della decisione di “’o marenar” di affidare la piazza di spaccio del lotto P a Scampia (fino a quel momento nella gestione di Vincenzo Grimaldi “Bombolone”) e della Vanella Grassi a Vincenzo Spera. Ecco alcuni passaggi dell’“ambientale”. Lamonica: «Enzo, se quello (Salvatore Petriccione) ti ha dato la “Vanella” e quello ti apre i “Puffi”..». Spera: «Stiamo a posto!». Lamonica: «Tu non ha problemi, fratello». Spera: «Stiamo a posto». Lamonica: «Penso che non li tieni i problemi fratello! Poi ci sta Gino che pure gli abbiamo detto il fatto che…della piazza, però non vuole venire da te! …. (incomprensibile) io gliel’ho detto a Totore che sta pure Gino e lui ha detto “e perché non lo deve fare scusa, se il ragazzo lo vuole fare lo deve fare! Basta che favorisce la famiglia, può fare tutto!». E gli ho detto…..(incomprensibile) «basta che favorisci la famiglia (il clan, ndr) puoi fare tutto!».
L’indagine, culminata nel blitz con 52 arresti il 7 luglio scorso, è durata un anno e mezzo a partire da maggio 2017 ed è scaturita dall’arresto di Alessio Angrisano detto “Alessandro”. In particolare agli indagati sono costati caro intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali e servizi di videoripresa in carcere nelle occasioni in cui Salvatore Petriccione consegnava i “pizzini” all’affiliato andato a colloquio con lui. Lungo l’elenco dei reati emersi: dall’associazione di stampo mafioso all’associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti fino all’ estorsione aggravata e al porto e alla detenzione di armi.
Importante ma non decisivo, in questo caso, il contributo dei collaboratori di giustizia, tra i quali gli ex ras Rosario Guarino detto “Joe banana” e Antonio Accurso. Lo spaccio nei territori controllati dalla Vinella era organizzato nelle consuete forme di distribuzione al minuto, proseguendo senza interruzione anche nel periodo di lockdown (che però non riguarda il provvedimento restrittivo eseguito il 7 luglio scorso).
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