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«Mi ha riempito di pugni mentre fuggiva coi gioielli»

«Mi ha riempito di pugni mentre fuggiva coi gioielli»

NAPOLI. «Ho visto un uomo che usciva dal giardino con un sacco sulla spalla, ricavato dalla federa di uno dei miei cuscini. Mi sono allarmato e ho cercato di afferrarlo, ma lui mi ha sferrato un calcio alla gamba destra e un pugno alla fronte. A quel punto, ormai stremato, ho mollato la presa». È uno dei passaggi della denuncia del proprietario di uno degli appartamenti della villetta in cui si sono introdotti con l’intenzione di rubare, nel rione Pica di via Posillipo, Vincenzo Belluno e i figli Mario e Matteo.

Sottoposti mercoledì scorso a fermo dalla procura dopo indagini a tempo di record, ieri mattina hanno subito una doccia fredda dal gip Della Ragione che ha convalidato il provvedimento restrittivo. Gli indizi sono apparsi sufficienti al giudice per le indagini preliminari a mantenere la custodia cautelare in carcere e ora toccherà ai penalisti Riccardo Moschetti e Antonio Rizzo cercare di tirarli fuori dai guai nel prosieguo del proseguimento penale, a cominciare dal pronunciamento del Tribunale del Riesame.

L’impianto accusatorio dunque, ha retto. In parte per l’ingenuità commessa dagli indagati (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva) nell’utilizzare per compiere il colpo la Fiat 500 intestata a una loro stretta congiunta. Ma anche per la rapidità con cui il figlio e i nipoti del defunto ras cutoliano Mario Belluno detto “Squagliamadonna”, poi avvicinatosi alla camorra del rione Traiano, sono stati fermati e condotti agli uffici della questura di Napoli, dove le vittime li hanno riconosciuti.

È stato anche importante l’intuito tutto femminile, da parte della fidanzata del proprietario di casa, nel ritenere sospetta quella macchina con 2 uomini a bordo notata la sera prima della rapina. Secondo gli inquirenti stavano compiendo il classico sopralluogo che precedere un colpo.

«Ho iniziato a chiedere aiuto», ha continuato nel racconto la vittima, «ad alta voce ma il malvivente ha proseguito nel colpirmi con calci, ginocchiate e anche con il sacco che intanto aveva impugnato con entrambe le mani proprio per evitare che io riuscissi a riappropriarmene. Durante le concitate fasi della colluttazione l’altro, che nel frattempo aveva aperto il cancello di casa, è tornato indietro e mi ha detto: “finiscila, sennò ti spariamo proprio”. Udendo queste parole ho avuto molta paura e quindi, nonostante non abbia visto nessuna arma, ormai stremato ho lasciato la presa del sacco e i due sono scappati via. Una volta usciti dal giardino, sono saliti sulla Fiat 500 bianca e si sono allontanati in direzione di via Posillipo. Mi sono avvicinato allora all’abitazione e ho notato la forzatura di una finestra adiacente all’abitazione dei miei genitori. Ho telefonato alla mia fidanzata e poi sia io che lei abbiamo chiamato il 113, che ha subito inviato diverse pattuglie. La mia ragazza è subito venuta sul posto e confrontandoci, abbiamo capito che gli autori del furto erano state le stesse persone che lei aveva notato la sera precedente».

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