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Rapito e segregato in un box: «Se non pagate ti brucio vivo»

Rapito e segregato in un box: «Se non pagate ti brucio vivo»

NAPOLI. Un sequestro lampo, durato appena tre ore, forse anche meno, ma sufficienti a vedere let-teralmente la morte in faccia. Del resto era stato il boss in persona Costantino Raia, ras indiscusso del clan Notturno e capo dello Chalet Bakù di Scampia, a ribadirgli il concetto mentre gli puntava la fiamma dell’accendino sul palmo della mano: «Lo vedi, a me piace accendere la gente e se tua madre ha chiamato le guardie tu muori appicciato».

Una vicenda da brividi, che ha visto coalizzarsi i massimi vertici del clan degli Scissio-nisti, della Vanella Grassi e del gruppo Cifrone di Miano al fine di estorcere ai familiari del 30enne operaio Stefano Pettirosso la cifra monstre di 40mila euro. Il denaro, al termine di quella serata in-ernale consumatasi il 13 febbraio scorso, venne effettivamente consegnato al commando di balordi, ma da ieri, grazie a una delicatissima indagine condotta dai carabinieri della compagnia Vomero, i tredici aguzzini sono stati assicurati alla giustizia.

Altri due risultano però al momento ancora irreperibili. I militari dell’Arma, a conclusio-ne di articolate indagini coordinate dalla Dda partenopea, hanno da-to esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emes-sa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di quindici soggetti, gravemente indiziati di sequestro di persona a scopo di estorsione con l’aggravante dal metodo mafioso.

La vicenda si è consumata il 13 febbraio scorso tra Marianella, Chiaiano, Scampia ai danni del 30enne Stefano, operaio lontano dagli ambienti criminali ma figlio di un vecchio contrabbandiere, Raffaele Pettirosso, piuttosto noto negli ambienti di mala di Napoli Nord. La vittima, presa di mira probabilmente per la disponibilità di denaro della famiglia, nel rincasare in auto dopo il lavoro, è stata prima accerchiata da circa dieci uomini a bordo di cinque scooter, successivamente prelevata con la forza sotto la minaccia di armi e infine legata e segregata per numerose ore in un garage di Scam-pia, fino al pagamento del riscatto per un importo di 40mila euro, a fronte dei 50mila richiesti.

I soggetti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare sono tutti gravemente indiziati di appartenere ai diversi clan operanti nelle zone di Scampia, Miano, Piscinola, Rione San Gaetano, Marianella e Chiaiano, di qui l’ipotesi di una condivisione del progetto crimi-noso da parte degli esponenti delle compagini dei Lo Russo, degli Amato-Pagano e del clan Vanella Grassi con la finalità di autofinanziamento. 

Stando alla ricostruzione accusatoria, Nunzio Pecorelli, Antonio Ronga, Gennaro Caldore, Pasquale Pandolfo, Pasquale Concilio e Salvatore Roselli sarebbero i responsabili dell’iniziale prelievo del 30enne. Costantino Raia, Gennaro Rianna, Giuseppe Ca-lemma, Pietro Gemito, Ciro Montagna, Emanuele Mincione e Giovanni Strazzulli avrebbero poi curato la fase centrale del sequestro; mentre Ronga e Nico Grimaldi avrebbero infine materialmente ricevuto i 40mila euro, suddivisi in quattro buste da 10mila euro, dalle mani dei genitori di Pettirosso. 

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