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09 Settembre 2020 - 18:37
NAPOLI. Il superpentito Michele Puzio non convince, o meglio, non lo fa fino in fondo, e sull’omicidio del boss in gonnella Immacolata Capone si staglia un nuo-vo clamoroso punto di domanda. Il tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi in merito all’or-dinanza di custodia cautelare che a fine luglio ha colpito i vertici del clan Moccia, ieri sera ha scagio-nato il ras Filippo Iazzetta, accusato proprio dal collaboratore di giustizia di essere stato uno degli esecutori materiali del delitto.
Provvedimento cautelare confermato invece per l’altro indagato eccellente, vale a dire Francesco Favella “’o cecce”.
A spuntarla sono state dunque le argomentazioni portate avanti dal penalista Claudio Davino, difensore di Iazzetta, il quale ha messo in luce una serie di lacune che sa-rebbero emerse dalla ricostruzione del delitto in precedenza fornita da Puzio. A non convincere è stato, in particolare, il fatto che il collaboratore di giustizia, già detenuto e imputato per associazione mafiosa, fosse a conoscenza delle rivelazioni che prima di lui avevano fornito agli inquirenti della Dda gli altri pentiti che negli ultimi anni hanno parlato dell’omicidio di Imma Capone, la donna assassinata nel marzo del 2004 a Sant’Antimo, in quanto sospettata dal clan Moccia di essere la mandante dell’assassinio del marito Giorgio Salierno, a sua volta uomo di punta della storica cosca afragolese.
Preso atto dell’incertezza del quadro indiziario, i giudici della dodicesima sezione del Riesame non hanno quindi potuto far altro che disporre l’annullamento dell’ordinanza a carico di Iazzetta, che resta però detenuto per altro. Misura di custodia cau-telare confermata invece per Francesco Favella.
Dopo il pentimento di Puzio, capo indiscusso del racket di Napoli Nord le cui rivelazioni erano state anticipate proprio dal “Roma”, a fine luglio erano state eseguite due ordinanze di custodia cauteare in carcere, la prima delle quali costituiva lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti proprio di Michele Puzio, già condannato per il suo ruolo di esponente apicale del clan Moccia di Afragola, in quanto gravemente indiziato per il reato di concorso nell’omicidio di Immacolata Capone, uccisa a Sant’Antimo il 17 marzo 2004. La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria e Afragola.
Puzio, da febbraio di quest’anno collaboratore di giustizia, ha confessato la sua partecipazione al delitto e, a seguito di quanto da riferito, il gip ha ritenuto l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza per il concorso materiale o morale nell’omicidio nei confronti di altri ap-partenenti apicali del clan Moccia e in particolare Filippo Iazzetta, Francesco Favella “‘o cecce” e Giuseppe Angelino, alias “Peppe ‘o lupo”.
Dalle ulteriori indagini è risultato confermato il movente nella volontà del clan Moccia di punire la donna perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, a sua volta fiduciario dei vertici dell’organiz-azione, e al fine di impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo a Capone e clan diversi dal clan Moccia. Altro omicidio oggetto dell’ordinanza era quello ai danni di Mario Pezzella, fratello di Francesco Pezzella detto “pane ’e ran”, storico appartenente dei clan operanti nelle zone di Cardio e Frattamaggiore, assassinato il 17 gennaio 2005 in Cardito. An-che in questo caso è emerso il ruo-lo di Iazzetta, ma in questo caso le accuse sono state confermate.
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