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13 Settembre 2020 - 22:31
NAPOLI. Un clan tentacolare e tutt’altro che periferico. In grado, soprattutto, di instaurare rapporti con uomini in divisa in modo tale da poter spadroneggiare impunemente all’interno del Parco Verde di Caivano, ormai diventato la principale piazza di spaccio del Napoletano, così come dentro le carceri del capoluogo campano e non solo: «Avevamo qualcuno che ci avvisava dei blitz e in quel caso noi scappavamo ad Arzano».
E ancora: «So come entrano i telefonini a Poggioreale e a Secondigliano. Li abbiamo sia piccoli che grandi, anche dotati di internet». Parola del (quasi) pentito Vincenzo Iuorio “’o bing”, uomo di massima fiducia dei fratelli Gennaro e Nicola Sautto, capi indiscussi dell’omonimo clan. È il 20 dicembre scorso quando Iuorio, pochi giorni prima di ritrattare la propria collaborazione con la giustizia, vuota il sacco davanti agli inquirenti della Dda di Napoli. Il primo argomento su cui il capopiazza originario di Scampia fa luce è, neanche a dirlo, quello dei mastodontici traffici di droga in atto a Caivano: «Per quanto concerne il crack - ha spiegato - quello lo preparavamo noi perché Genny Sautto è un vero e proprio chimico e quindi lo sa preparare benissimo».
Stabilito l’incipit il 34enne Iuorio entra nel merito del discorso lanciando alcuni riferimenti a dei presunti uomini dello Stato infedeli: «So che Gennaro Sautto è latitante; non so dove si trovi ma posso dire che quando stavamo fuori avevamo qualcuno che ci avvisava dei blitz e in quel caso noi andavamo ad Arzano, all’interno di un parco di fronte al quale stava lo omissis che si chiama omissis, a casa di una coppia di coniugi, omissis, uno dei quali fa di cognome omissis. In quel parco abitano anche le due figlie, una delle quali si chiama omissis, l’altra omissis, con i genitori abita una delle figlie che si chiama omissis e che ha una omissis che ha aperto con i soldi che le ha dato Genny Sautto e lei glieli sta restituendo un po’ alla volta, ma senza interessi».
Parte del racconto fornito dal collaboratore di giustizia, poi bruscamente “spentitosi”, è però incentrato anche sui trattamenti di favore che gli uomini del potente cartello Sautto-Ceccarelli avrebbero ricevuto di volta in volta durante la loro permanenza in cella: «Antonio Ciccarelli - è la ricostruzione di Iuorio - non è mai uscito dal clan, è sempre stipendiato. Fino a quando non lo portate al 41bi non finirà mai di comandare. Lui continua a mandare imbasciate in quanto in carcere in Sardegna ha un telefono con cui chiama. Ero presente quando ha telefonato e ha parlato con Nicola Sautto. Con questo telefono si sentiva con il fratello Domenico Ciccarelli “caciotta”. In Sardegna non so come entrano i telefoni, però so come entrano a Poggioreale e a Secondigliano. Ci sono sia telefoni piccoli che grandi, anche dotati di internet. Fanno entrare anche il filo per caricarli».
Accuse pesantissime, che nonostante i numerosi passaggi omissati lasciano intendere a chiare lettere il coinvolgimento di alcune divise infedeli. Anche loro potrebbero presto finire nel mirino della Dda.
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