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26 Settembre 2020 - 12:41
NAPOLI. È stato accolto nei vicoli del Cavone con una batteria di fuochi d’artificio, baci, abbracci e strette di mano. Non tutti avevano la mascherina secondo qualche racconto proveniente dalla zona, sia pur vago e frammentario come sempre in casi del genere, ma nessuno può meravigliarsi visto quanto sta succedendo sul fronte prevenzione Coronavirus in città.
Per Salvatore Festa, ras emergente nonostante i soli 24 anni, i festeggiamenti sono cominciati poco dopo il ritorno a casa, di cui sapevano in pochissimi, nel tardo pomeriggio dell’altro ieri. Ma qualcuno lo ha riconosciuto mentre camminava con il borsone e la voce si è sparsa in un baleno. Erano circa le 19. Salvatore Festa deve la scarcerazione alla strategia difensiva dell’avvocato Luca Mottola, che ha saputo ben incunearsi nelle pieghe della legge e ha ottenuto per l’assistito il beneficio dell’affidamento in prova ai servizi sociali dal tribunale di Sorveglianza di Venezia. Il 24enne andrà a lavorare in un salone di barbiere per i 2 anni che gli restano rispetto al cumulo di pena di 6 anni da scontare per rapina e violenza privata, entrambi aggravati dal metodo mafioso (articolo 7 legge Falcone).
Tecnicamente il provvedimento dei giudici trova spiegazione nella circostanza che il “reato ostativo” è stato interamente scontato e quindi l’istanza di scarcerazione del 24enne, presentata ovviamente attraverso il penalista, non è stata respinta. Ma anche se non si è trattato di un regalo della legge, ferma restando la puntuale richiesta avanzata dall’avvocato Mottola, nessuno negli ambienti del Cavone si aspettava di rivedere tanto presto Salvatore Festa. Così, quando intorno alle 19 il 24enne è uscito da una macchina per entrare nel palazzo in cui abita, più di una persona lo ha visto e riconosciuto. Come spesso succede in situazioni simili qualche amico del detenuto tornato in libertà si sé subito dato da fare per dargli in bentornato in maniera gioiosa.
D’altro canto ormai a Napoli da diversi anni ogni scusa è buona per festeggiare con i fuochi d’artificio, che quasi ogni sera vengono fatti esplodere nei vari quartieri. Al processo il pm parlò della guerra tra i Festa e i Ferrigno e chiese la condanna a 9 anni di carcere per Salvatore Festa per rapina aggravata ai danni del rivale Giuseppe Tommasino e per tentata violenza contro Patrizio Petagna. Pugno duro della procura anche per altri 2 uomini ritenuti sodali dell’allora 20enne; in aula la pubblica accusa ricordò come l’arresto dei3 imputati fosse maturato nell’ambito di una più ampia attività investigativa, condotta all’epoca dagli uomini della squadra mobile e del commissariato Dante (allora guidata dal vice questore Mariantonietta Ferrara), finalizzata a individuare le ragioni delle fibrillazioni in corso al Cavone dopo la scomparsa di Carmine Lepre.
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