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Un tram che si chiama ancora desiderio

Un tram che si chiama ancora desiderio

Augusto Cracco, amministratore unico di Ctp ed esperto di trasporti pubblici, analizza il settore tra realtà e progetti futuri

NAPOLI. Si parla da tempo del disastro del settore trasporti in città, dai continui guasti e gli stop alle funicolari, fino ai ritardi incalcolabili e le limitazioni delle metropolitane. Eppure c’è un mezzo come il tram che, proprio nel 2020, è ritornato in auge dopo ben quattro anni di fermo forzato a causa dei lavori in via Marina. In assoluto è il mezzo di trasporto meno inquinante, più economico e che consente il maggior risparmio di tempo. Di questo ne è convinto Augusto Cracco, amministratore unico di Ctp, ed esperto di trasporti pubblici napoletani. Con lui analizziamo lo stato attuale dei tram a Napoli, facendo un excursus dal vecchio deposito di Fuorigrotta fino al ripristino di vecchi percorsi e di nuove prospettive.

Nel 1980 il deposito di Fuorigrotta fu gravemente lesionato e molti tram giacenti non poterono rientrare in servizio: perchè, in seguito, fu deciso di eliminare le storiche vetture e di abbandonare la struttura all’incuria?

«Il deposito fu messo in sicurezza e i tram utilizzati in servizio attivo, lì rimessati, furono trasferiti al deposito San Giovanni. Di quell’impianto rimase in esercizio il capannone officina che ha accesso da via della Ginestra, che non fu lesionato perchè in cemento armato, fu costruito nel 1970».

Ben 15 vetture tipo “Meridionale” che non erano state ricostruite vennero accantonate nel deposito di Fuorigrotta in attesa di una loro mai avvenuta ricostruzione: nella seconda metà degli anni Novanta si decise per la loro alienazione definitiva e 12 di esse furono demolite nel 1998. Perchè questo scempio?

«Negli anni ’80 l’Atan, poi Anm, aveva nelle sue disponibilità 72 tram ricostruiti, che erano abbondantemente sufficienti all’esercizio delle sue linee (“1”, “1 barrato”, “2”, “4” e “29”). Va considerato che con il terremoto dell’80 fu persa definitivamente la linea dal corso San Giovanni a Borrelli, al confine fra Napoli e San Giorgio a Cremano, malgrado pochi anni prima fossero stati rinnovati i binari e si ipotizzava il raddoppio totale di questa tratta che era quasi interamente a binario unico. I tram giacenti nell’impianto di Fuorigrotta, che non furono ricostruiti come gli altri perchè non si ritenne necessario spendere ulteriori soldi proprio per i suddetti motivi “di abbondanza”, furono demoliti perchè dopo 18 anni dal terremoto: si erano ammalorati a causa dello stato di abbandono, anche se alcuni di essi non avrebbero richiesto, forse, chissà quale intervento economico per il recupero, penso ad esempio alla vettura “1016”. Si decise di salvare quella messa meglio, la “1029” che aveva fatto servizio materiali fino al 1992; la “1004” che era in buone condizioni di carrozzeria e la 961 che, malmessa, conservava alcune parti da fornire alla 1029 designata come tram storico».

Nel 1998 la vettura “1004” fu esposta all’interno di Città della Scienza; nel 2015, dopo essere stata riportata nel deposito di Fuorigrotta, e in seguito completamente vandalizzata, fu trasferita alla rimessa di San Giovanni a Teduccio dove, finora, non è mai stata restaurata: perché?

«La “1004” ebbe nel 1998 un restauro solo esteriore, ma non funzionale. È stata vandalizzata assieme agli oltre 30 bus conservati a scopo museale nell’impianto designato come possibile “Museo dei trasporti” perchè il deposito Fuorigrotta fu lasciato senza guardiania da Anm, con i mezzi conservati potenzialmente alla mercé di un “attacco” che poi si verificò puntualmente. La vettura attende un possibile restauro non ancora avvenuto per mancanza di risorse finanziarie».

La vettura “961” è stata ceduta nel 2009 all’“Associazione Torinese Tram Storici” ed è stata, di conseguenza, trasferita a Torino per il restauro. Si era parlato di riconvertire l’ex deposito di Fuorigrotta a “Museo dei trasporti”: si farà mai?

«Esiste una delibera del Comune di Napoli che designa ufficialmente l’impianto a “Museo dei trasporti di Napoli”, ma finora non si è fatto per mancanza di denaro. La vandalizzazione dei mezzi avvenuta negli ultimi 7-8 anni ha dato un ulteriore colpo a questa situazione, anche se una parte dei mezzi è stata trasferita in altri impianti ed altri non erano mai arrivati a Fuorigrotta perchè conservati altrove. Dato lo sforzo che ciò richiederebbe, credo possa risultare praticabile anche la strada di impegnare uno solo dei tre capannoni a questo scopo, magari interagendo con capitali privati che possano sfruttare gli spazi rimanenti per utilizzi diversi. Si potrebbe creare un polo culturale e commerciale di sicuro interesse per il quartiere di Fuorigrotta e per la città intera».

L’unico “vanto” resta la vettura “1029” che, dopo un restauro esteriore e funzionale operato nel 2006 nel deposito di San Giovanni a Teduccio, dal 2012 è utilizzata per servizi speciali e noleggio...

«Come tram sì, ma non dimentichiamo il filobus “8021” del 1961 che, restaurato nel 2004, fa sfoggio di se assieme al tram. Ogni volta che questi mezzi girano per le strade della città richiamano grande interesse della cittadinanza, che ama questi veicoli e non perde occasione di fare vicino ad essi delle fotografie o dei filmati oppure ha piacere nel salirvi a bordo. Esiste anche un autobus interurbano di Ctp del 1975, un Fiat 306 Menarini, che presto potrebbe tornare in strada. Quello che manca è un autobus urbano di Anm, che completerebbe il trittico (tram, filobus ed autobus) nella classica livrea “biverde”: un paio designati per un possibile restauro ci sono, il problema è sempre lo stesso, la destinazione di risorse finanziarie ed anche di manodopera, visto che chi conosce questi mezzi sta andando in pensione».

Delle 106 vetture iniziali, dunque, la città di Napoli si ritrova un’unica vettura d’epoca, appunto la “1029”, mentre in altre città italiane come Milano e Roma i tram storici sono regolarmente in servizio: una scelta scriteriata...

«Anche a Milano e Roma hanno demolito mezzi che potevano essere conservati a testimonianza tecnica e storica, mi viene da pensare ad una “5000” milanese oppure all’ex tram a due piani di Roma, poi vettura “2265”. Anche questi mezzi sono andati perduti, benchè loro abbiano molto più di noi. Non dimenticherei Torino, che ha conservato varie tipologie di tram, fra cui una vettura articolata “due camere e cucina”».

Nel 2000 per il ricovero dei nuovi tram fu ipotizzata la ricostruzione del deposito di Fuorigrotta tramite l’emissione di Buoni Ordinari Comunali: cosa bloccò quell’operazione?

«Forse la volontà, poi rientrata, di eliminare del tutto la linea tranviaria nella zona occidentale? Di fatto il tram non arriva a Fuorigrotta dal novembre 2000, quando ripresero i lavori della “Linea 6” ex “Ltr”, i cui cantieri hanno insistito sulla sede tranviaria a piazza della Repubblica e al largo Pignatelli, causando la limitazione dell’esercizio a piazza Vittoria».

Nel 1990 avvenne la sopressione della tratta tra Poggioreale e Fuorigrotta esercitata dalla linea “2”; nel 1998 quella tra piazzale Tecchio e Bagnoli Dazio e, nel 2000, quella tra piazzale Tecchio e piazza Vittoria: le cause principali?

«L’eliminazione della linea “2” nel 1990 fu determinata dai lavori per la “Ltr”, con uno scavo per il passaggio di cavi elettrici in via Cumana, ma anche perchè era diventato insostenibile il transito a binario unico in entrambe le direzioni in questa strada, data anche la strettoia presente allo sbocco in piazza Marcantonio Colonna. La chiusura della tratta di Bagnoli fu determinata dalla volontà di allargare la carreggiata di via Diocleziano, per un altro binario unico - in via di Pozzuoli, fra piazza Bagnoli ed il Dazio - malgrado mi pare di ricordare che il piano regolatore del 1972 proponesse la lateralizzazione dei binari proprio in via Diocleziano e via Nuova Bagnoli. La sospensione del 2000 è dovuta, come detto sopra, ai cantieri della “Linea 6”».

Nei progetti per il ritorno in auge del tram in gran parte della città oltre al ripristino delle tratte fino a piazza Vittoria e piazza Sannazaro, si è parlato di nuovi percorsi a Bagnoli - lato Città della Scienza - a piazza Carlo III e un prolungamento da via Stadera fino all’interno del deposito di via Nazionale delle Puglie: cosa c’è di veritiero?

«La verità è che il tram deve tornare assolutamente a recuperare chilometri da percorrere e Anm è fortunata ad avere trovato un direttore appassionato e caparbio come l’ingegnere Pierpaolo Martino che persegue questo scopo assieme alle maestranze del settore che sono altrettanto appassionate. Il tram tornerà sicuramente in tempi veloci, credo entro il prossimo anno, a piazza Vittoria e poi mi auguro torni presto a piazza Sannazaro, dato che oltre piazza Vittoria quasi tutta la linea è stata completamente rinnovata, ma mai percorsa ancora. Il prolungamento al deposito di via delle Puglie è un progetto che ho visto tempo fa con i miei occhi, ma il tram potrebbe essere riportato anche a piazza Carlo III attraverso una diramazione da piazza Nazionale, via Acquaviva, via Sant’Alfonso de’ Liguori. È questione di volontà, oltre che di disponiblità economiche: si va su Marte, si può riportare anche il tram a Carlo III... Poi la speranza, flebile, sarebbe quella di rivederlo a Fuorigrotta, visto che chi mette in concorrenza il tram di superficie con le metropolitane - in questo caso con la “Linea 6” - a mio parere sbaglia di grosso: per me il tram è un validissimo concorrente dell’autobus, non della metro, che svolge un tipo di servizio completamente diverso».

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