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13 Ottobre 2020 - 14:50
Era entrata in ospedale in luglio, lamentando affanno e spossatezza, non è più uscita viva: dopo due mesi e mezzo di ricoveri in più strutture, il 3 ottobre è morta, a nemmeno quarant’anni. Dopo la denuncia presentata dai familiari, assistiti da Studio3A, la Procura di Napoli ha aperto un procedimento penale per ora contro ignoti ipotizzando il reato di omicidio colposo in relazione alla morte di una trentanovenne di Torre del Greco, C. A..
La donna, come riferisce lo Studio 3A, che assiste la famiglia della vittima, a luglio aveva accusato affanno, problemi respiratori e difficoltà a camminare e il 18 di quello stesso mese si era rivolta al Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia. Qui, dopo averla sottoposta alla Tac e ai vari accertamenti del caso, le riscontrano una polmonite e il 21 luglio la trasferiscono d’urgenza nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Boscotrecase, dove rimane per circa 15 giorni, sotto cura di antibiotici.
Il 4 agosto, però, alla paziente diagnosticano un blocco renale e viene quindi ricondotta al San Leonardo per sottoporla a dialisi in quanto i reni non rispondono. Ma nell’effettuarla, sempre secondo la denuncia presentata ai carabinieri, i medici le avrebbero “bucato” inavvertitamente l’aorta all’altezza della gamba destra. I sanitari tentano di tamponare la ferita, ma si forma un evidente ematoma e dopo una Tac l’8 agosto si decide per un ulteriore trasferimento della trentanovenne nel reparto di Chirurgia vascolare dell’ospedale del Mare di Napoli, a Ponticelli.
L’indomani viene operata all’arto inferiore per chiudere la vena: l’intervento sembra riuscito, ma alcuni giorni dopo subentra un’infezione che le sarà fatale. Subirà altri interventi di pulizia, le inseriscono un drenaggio per aspirare il liquido, le praticano anche trasfusioni di sangue, ma la mattina del 3 ottobre, attraverso i carabinieri, i familiari vengono invitati a contattare subito l’ospedale e qui ricevono la terribile notizia del decesso della loro cara, avvenuto nel cuore della notte. Sono i medici stessi, informandoli, a chiedere di poter procedere con un riscontro diagnostico, l’autopsia interna, perché neppure loro sanno spiegarsi cosa sia successo.
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