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Sanità, tagliati i reparti per i neonati a rischio

Sanità, tagliati i reparti per i neonati a rischio

Nel piano ospedaliero ridotto il numero delle Terapie intensive neonatali. Aumenterà il numero di trasporti che rappresentano uno dei rischi maggiori per i piccoli

napoli. A Napoli e in Campania il tasso di mortalità dei nonati è più alto che nel resto d’Italia. Lo dice il “Rapporto sulla natalità in Campania” con tanto di dati scientifici. Ma nel nuovo piano ospedaliero cosa si fa? Si riducono le Terapie intensive neonatali. Il tasso di mortalità neonatale campano (19,15) è i quasi cinque punti più alto della media italiana (14,99). Tant’è che gli autori del “Rapporto”, coordinati dalla professoressa Maria Triassi, lanciano l’allarme: “Questi dati confermano - scrivono - che l’attuale modello organizzativo delle cure perinatali e neonatali in Campania produce risulati insoddisfacenti, nonostante la presenza di un numero elevato di centri di terapia intensiva neonatale (14) e la disponibilità di un efficiente servizio di servizio di trasporto neonatale (Sten). Appare urgente e non rinviabile - scrivono i ricercatori - l’accreditamento in Campania dei centri nascita e di assistenza neonatale, sia pubblici che convenzionati, secondo quanto stabilito dagli standard nazionali”. Insomma, si dice a chiare lettere che servono più centri, per intervenire tempestivamente su una tendenza che “negli ultimi dieci anni” ha visto un preoccupante peggioramento.

cosa dice il piano. Nel piano regionale si parte con una descrizione della situazione: “In Campania sono attivi tre Servizi di Trasporto di Emergenza Neonatale (Sten) che connettono i punti nascita di primo livello con le Terapie Intensive Neonatali (Tin) della regione lavorando in modo non uniforme. Nel settore occorre intervenire integrando il personale oggi carente per numero e molto spesso precario e avviando programmi di adeguamento delle dotazioni tecniche già esistenti (ambulanze, ventilatori) o per l’acquisizione delle nuove tecnologie ormai disponibili (ipotermia, ossido nitrico, ecc)”. E fino a qui, non fa una piega. Si dice che serve più personale e su questo, medici e infermieri che ogni giorno si affannano per salvare la vita ai bimbi appena nati sono pienamente d’accordo.
Poi si dice che “anche le Tin (Terapie intensive neonatali) sono numerose e sottodimensionate. La concentrazione dei punti nascita e delle unità neonatali e di terapia intensiva contribuirà efficacemente a contrastare la morbilità e mortalità neonatale. A tal fine col presente piano vengono ridotti i punti di accesso per neonatologia e Tin ma aumentati i posti letto”.

le contraddizioni. È evidente che riducendo le Tin, si carica ancora di più il trasporto neonatale, cioè sui trasferimenti dei neonati, per i quali, come si dice nello stesso piano, ci sono parecchi problemi e che rappresentano una delle cause di morte: “Si registrano diverse discrasie in merito all’efficacia della rete neonatologica e delle Terapie Intensive Neonatali (Tin), quali quelle relative alla elevata percentuale di trasferimenti di neonati pari a più di 1.600 all’anno (circa il 2,5% contro una media nazionale dell’1,5%), l’assenza di un Sistema di Trasporto Assistito Materno (Stam), il cosiddetto “trasporto in utero” e la scarsa capacità delle neonatologie a trattare neonati che necessitino di cure intermedie, con trasferimento alle Tin anche di neonati che non richiedono cure intensive”.
Insomma, da una parte si dice, come sostengono anche gli esperti del “Rapporto sulle nascite”, che ci sono troppi trasferimenti nelle Tin e che il trasporto è carente. Dall’altra si chiudono le Tin. Il risultato, sempre secondo la logica, è che i trasferimenti aumenteranno, così con i disagi e il rischio di mortalità. In realtà, si potrebbe creare un problema enorme. Chiudere una Tin, prima di raffrozarne un’altra significherebbe creare un vuoto pericolosissimo, che inciderebbe in maniera drammatiche sui numeri già negativi della mortalità neonatale. Tra l’altro il punto carente del piano è rappresentato dal fatto che i numeri che vengono riportati non sono affatto reali, in ogni presidio per la carenza di personale i posti letto disponibili sono costantemente inferiori a quelli dichiarati..

altri tagli. L’altra scure arriva sull’ospedale Annunziata, che sarà notevolmente ridimensionato. “Le attività di degenza attualmente svolte nel Presidio Ospedaliero S.S. Annunziata (ad eccezione della Terapia Intensiva Neonatale) vengono trasferite al Santobono-Pausilipon - è scritto nel piano -  con la conseguenza di riassegnare all’Asl Napoli 1 detto presidio a fini di riconversione in attività territoriale. Negli spazi dell’Annunziata dovrà essere realizzato un nuovo modello di integrazione ospedale territorio nell’area pediatrica, anche attraverso la costituzione di un Dipartimento funzionale Integrato Interaziendale Ospedale-Territorio per l’assistenza pediatrica, regolato da specifico protocollo d’intesa tra la Asl Napoli1 Centro e il Santobono-Pausilipon. Sarà così aggiornata alle attuali esigenze territoriali l’antichissima vocazione materno-infantile del presidio, anche attraverso una Uccp pediatrica, confermando e consolidando il legame storico dell’Annunziata con il suo territorio di riferimento, arricchito dalla nuova apertura alle tematiche dell’integrazione sociale, multi-culturale e multi-etnica”.

centri per le nascite. Viene confermata anche l’eliminazione dei punti nascita che erano sotto i mille parti all’anno.Nella rete pubblica, invece, restano attivi ancora dei punti nascita sotto soglia in deroga a quanto previsto dalla legge, assieme ad una rivisitazione dei volumi nel privato accreditato, permetteranno una complessiva definitiva analisi dei punti nascita che dovrà tendere al rispetto del nuovo standard fissato a 1000 parti/annui.

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