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Castellammare. Crisi da Covid, sospesa la Ztl . Abbandonato il bar “antiracket”

Castellammare. Crisi da Covid, sospesa la Ztl . Abbandonato il bar “antiracket”

L’amministrazione comunale va incontro agli interessi degli esercenti, ma affossa l'attività dello storico "Caffè Di Martino", presidio di legalità in piazza Giovanni XXIII, proprio davanti al Municipio

CASTELLAMMARE DI STABIA. Sospesa la Ztl, il Comune di Castellammare di Stabia ha recepito le richieste delle categorie del commercio e della ristorazione, messe in ginocchio dalla crisi economica innescata dal Coronavirus, ma resta insensibile al grido di dolore degli esercenti di Piazza Giovanni XXIII, per una inspiegabile ostinazione che sta mettendo a repentaglio la vita delle famiglie che stentano a tirare avanti, complice la pedonalizzazione e il semi-lockdown. Ieri anche il Consiglio comunale sul Piano Urbano della Mobilità è stato rinviato. È questo l’esito della conferenza dei capigruppo che si è svolta in videoconferenza. Tutti i capigruppo hanno concordato sulla necessità di tenere le prossime riunioni solo in videoconferenza anche il prossimo consiglio comunale. Sospese da qui al 24 novembre tutte le attività correlate al Pum e Ztl. Allo stesso modo, sempre nell’ambito del Pum, «con l’assessore e i tecnici saranno concordate soluzioni per i due punti di criticità permanenti, di via Napoli e piazza Giovanni XXIII - spiegano le minoranze consiliari - Per tale motivo, il consiglio comunale sul Pum, chiesto dalle opposizioni, sarà tenuto in forma partecipata alla fine della emergenza e prima di avviare qualsiasi nuova sperimentazione».

LE VOCI INASCOLTATE Aveva inutilmente sperato che anche il suo appello giungesse ai piani alti di Palazzo Farnese. Ma  Davide Di Martino, titolare del piccolo e storico bar di piazza Municipio, che dal 7 settembre, giorno della chiusura alle auto dell’area ha perso oltre il 60% dei suoi clienti, non è stato ascoltato. E con lui sono rimasti senza risposta i commercianti di tutta la zona. Ma va ricordato che questo imprenditore ha avuto il merito di testimoniare la legalità, denunciando e affrontando con coraggio i “signori del racket”. «Dopo la chiusura per il lockdown da marzo a maggio, abbiamo ripreso a lavorare con fatica - racconta Di Martino - Abbiamo rinunciato anche alla chiusura settimanale, per riuscire a riprendere il ritmo della nostra attività. E a fine estate potevamo dire di avere alquanto recuperato la nostra abituale clientela. Ma poi, all’improvviso, ci siamo ritrovati questa piazza chiusa dalla sera alla mattina. Senza preavviso». Uno strano comportamento da parte dell’amministrazione comunale. Piazza Giovanni XXIII venne temporaneamente interdetta al traffico per consentire una manifestazione religiosa molto partecipata, che richiedeva spazi ampi, anche per scongiurare assembramenti pericolosi per la diffusione del Covid-19. Per rendere inaccessibile l’uscita dalla piazza furono affastellate delle improponibili “fioriere”. Sono più che altro contenitori di erbacce, accostate disordinatamente l’una all’altra senza pregio estetico. E, dietro ad esse, si incastrano automobili in spasmodica ricerca di parcheggio nel centro della città. «Noi abbiamo già dovuto dimezzare il numero dei dipendenti e anticipare loro la cassa integrazione, che non è mai arrivata - spiega Di Martino - Mentre tutta la nostria clientela affezionata, quella che di domenica veniva qui per un caffè, raggiungendoci da Vico Equense, da Pompei e dall’hinterland di Castellammare di Stabia, ci ha abbandonati. Perché è impossibile raggiungerci e riuscire a parcheggiare per pochi minuti, il tempo, appunto, di un caffè». Danneggiati anche la tabaccheria, il veterinario, la salumeria di via Sarnelli, il negozio di ricambi, quello di abbigliamento, la pasticceria di piazza Giovanni XXIII. Famiglie che vivono lo spettro di finire tutti sul lastrico.

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