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31 Ottobre 2020 - 19:15
NAPOLI. «È un giorno triste. Dopo 47 anni lascio la polizia, la mia casa. Ero ancora minorenne quando feci, grazie a mio padre, la domanda per l’accademia militare e a 18 anni e 3 mesi mi arruolai. Da allora ho sempre dato il massimo: la mia vita professionale è andata sempre a mille, senza pause». Dopo una carriera zeppa di successi, il prefetto Antonio De Iesu lascia l’incarico di vice capo vicario della polizia e da oggi è in pensione. Pur con il solito piglio, non nasconde di sentirsi “disorientato”.
«Certo, da lunedì non avrò quei 10 problemi al giorno da risolvere e potrò finalmente godermi la famiglia, ma non mi sono ancora abituato all’idea di non essere più operativo. Sono nato “sbirro”, nel senso buono del termine, e fin da subito sono stato catapultato sul campo. La mia storia lo dimostra».
In effetti Antonio De Iesu non si è mai tirato indietro: quando ha prestato servizio alla squadra speciale anticamorra, alla sezione “Antirapina” della squadra mobile della questura, ai commissariati di frontiera di Giugliano e San Giorgio a Cremano fino al ruolo di dirigente dell’ufficio prevenzione generale della questura.
Lì, al quarto piano del palazzone di via Medina, c’è stato il suo capolavoro professionale: la trasformazione della struttura da semplice 113 con annesse Volanti a punto di riferimento nell’elaborazione di moderne strategie di controllo del territorio.
Poi nel 2010 è stato nominato questore: prima ad Avellino, poi a Salerno, Bari e Milano fino al ritorno a Napoli da numero uno. All’ombra del Vesuvio, sotto la sua gestione, i 2 anni di proficua attività hanno avuto il clou nella cattura del super latitante Marco Di Lauro. «A Napoli si è creata una collaborazione leale e molto efficace con i carabinieri guidati dal colonnello Ubaldo Del Monaco e la gente apprezzava».
E adesso? «Chissà, forse mi prenderò un anno sabbatico. Sicuramente qualche mese di riposo e poi, quando si potrà farlo in tranquillità, viaggerò: nei 47 anni di polizia non ne ho avuto il tempo, se non sporadicamente».
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