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01 Novembre 2020 - 20:22
NAPOLI. «Le terapie intensive così come i posti letto in degenza sono piene. Sarebbe necessario un lockdown a livello nazionale, ma il Governo più lo ritarda e più c’è il rischio di essere costretti a fare il Natale a casa». Non usa giri di parole Giuseppe Servillo (nella foto), primario di rianimazione del Policlinico, per fotografare la sofferenza degli ospedali nel pieno della seconda ondata di Coronavirus.
Dottore, partiamo dalla malattia. Il Coronavirus ha cambiato caratteristiche rispetto alla scorsa primavera?
«Non è cambiata, ora c’è la differenza che il Covid colpisce anche i più giovani. In ogni caso la comparazione rispetto alle sue caratteristiche della prima ondata non è ancora possibile farla, è troppo presto».
La maggiore preoccupazione da qui alle prossime settimane è quella della sovrapposizione del Covid all’influenza.
«La virulenza del Coronavirus è la stessa, c’è da dire che in inverno si sta più al chiuso e quindi il rischio di contagio è alto. In estate, al contrario, stando di più all’aperto, il rischio stesso è più attenuato ma se si parliamo prettamente della virulenza del Covid differenze tra caldo e freddo non esistono».
Termometro dell’emergenza sanitaria e pressione degli ospedali, sono i posti occupati in terapia intensiva. Come va al Policlinico?
«I 20 posti di terapia intensiva al Policlinico sono tutti occupati da tempo, come sono occupati i circa 20 posti in degenza. Siamo saturi. Ci stiamo attrezzando per allestire le sub intensive all’interno della palazzina delle malattie infettive del nostro ospedale. In tutto saranno 18 posti letto, 6 già attivati e altri 12 da attivare entro fine novembre. Il nostro obiettivo è anche quello di aumentare i posti in degenza».
In media quanto resta un paziente in terapia intensiva?
«La media è di 20 giorni, oscillabili».
Esiste secondo lei un problema di tracciamento come molti dicono?
«La questione principale è quella della mancanza di personale a disposizione e dei posti letto. In Campania il numero dei tamponi processati è aumentato, siamo arrivati a quasi 20.000 al giorno ma nella nostra regione ci sono 400 anestesisti in meno. Sono 10 anni che lo diciamo invano. Fino ad ora non siamo stati ascoltati da nessuno. Il Policlinico ad esempio dispone attualmente soltanto di circa 60 anestesisti, è un numero basso rispetto alle esigenze. Senza dimenticare che secondo la delibera regionale, alcune altre attività ospedaliere hanno subito un rallentamento».
Ma perchè continuano a mancare gli anestesisti e perché molti bandi sono andati deserti?
«C’è una motivazione economica. Altrove e all’estero gli anestesisti vengono pagati meglio che qui e la stessa cosa accade nelle strutture private rispetto a quelle pubbliche».
Insomma, il quadro per l’immediato futuro non è proprio roseo.
«La pressione sugli ospedali aumenterà a causa della propagazione del contagio da Coronavirus. Sarebbe necessario un lockdown a livello nazionale, ma il Governo più lo ritarda e più c’è il rischio di essere costretti a fare il Natale a casa. Non comprendo cosa si stia aspettando, stiamo perdendo del tempo prezioso».
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