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05 Novembre 2020 - 18:57
NAPOLI. Prima minacce a raffica, sempre più volgari e intimidatorie, affinché lasciasse l’alloggio popolare in cui vive. Poi quando la donna presa di mira è riuscita ad avere un appuntamento con il giovane ras Umberto De Luca Bossa si è sentita dire che poteva anche rimanere a Ponticelli a una sola condizione: «Portaci 5mila euro». La vicenda era cominciata perché la vittima, madre di un bambino affetto da problemi di logopedia, aveva litigato con la madre di un amico che prendeva in giro il figlio per la balbuzie. Erano così intervenuti alcuni affiliati al clan del lotto 0 e alla fine in tre sono finiti in manette, arrestati dai poliziotti della Squadra mobile della questura. Con il figlio del boss ergastolano Antonio “’o sicco” sono finiti in manette anche Mario Sorrentino e Roberto Boccardi.
MAMMA CORAGGIO. Base di partenza della riuscita dell’indagine, coordinata dalla procura antimafia, è la denuncia firmata dalla donna nel commissariato Ponticelli, dove a settembre scorso fu invitata a presentarsi in seguito a un tentativo di occupazione dell’alloggio popolare. Ma sotto, com’è emerso nel corso degli accertamenti, c’era qualcosa di molto più grave. «Uno dei miei figli ha 12 anni, ha problemi di logopedia ed è in cura da uno psicologo. Quando scende nel parco a giocare viene sempre preso in giro da un amico della stessa età e spesso devo scendere per difenderlo. Un giorno sono esplosa e gli ho detto qualche parola in più affinché chiamasse la madre. Poco dopo è sopraggiunta una Smart nera dalla quale è scesa una donna e io le ho detto che il figlio continuava a dare fastidio a mio figlio. Per tutta risposta lei ha iniziato a inveire contro di me mentre un giovane che viaggiava su un motorino è intervenuto. “Quando non vuoi essere toccata a tuo figlio, tienitelo sopra”. Ho cercato di rispondergli ma lui ha continuato: “grande cessa, grande puttana, chiuditi in questo cesso di casa e non uscire». La vittima è separata dal marito, che in quel momento era in casa perché era venuto a salutare i figli.
LA TESTIMONIANZA. «Sentendo che stavo litigando con un uomo, è sceso e lui e questo Carmine si sono dati alle mani. Alcuni presenti li hanno divisi e Carmine andando via ha detto a mio marito: “non ti preoccupare”. Dopo 15 minuti sono arrivati sotto casa mia circa 10 motorini con una quindicina di uomini. Tra essi c’era Mario Sorrentino, che abita nella torre di fronte a me, il quale chiedeva di mio marito. Insieme a lui c’era un giovane con i capelli chiari e occhi. Mi disse: “ora te ne devi andare, lascia la casa e porta le chiavi sulle Case (lotto 0 in via Cleopatra, ndr)”. Mi hanno minacciato sempre riferendomi che dovevo lasciare Ponticelli e sono andati via». Successivamente una conoscente della vittima della tentata estorsione l’accompagnò a parlare con il rampollo del clan, Umberto De Luca Bossa, e con il socio Roberto Boccardi. «Ho spiegato cosa era successo e Umberto De Luca Bossa per tutta risposta mi disse “va beh se vuoi restare a Ponticelli portaci 5mila euro».
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