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«I Licciardi intervennero per aiutare la moglie del boss»

«I Licciardi intervennero per aiutare la moglie del boss»

NAPOLI. Per la procura antimafia il gruppo Esposito di Bagnoli è sempre stato legato ai Licciardi, fin dai tempi del boss Domenico D’Ausilio. Un dato acquisito da inquirenti e investigatori anche sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, non da ultimo Gianluca Noto, storico affiliato al clan di don “Mimì”. Secondo il pentito, le cui accuse necessitano però di riscontri, anche la moglie del ras Massimiliano “’o scognato” avrebbe ottenuto favori dalla potente cosca della Masseria Cardone di Secondigliano: in particolare nella vicenda della gestione “mafiosa” dei parcheggi abusivi nelle zone della Movida, a cominciare da Coroglio Ecco alcuni passaggi del suo verbale d’interrogatorio.

«Quando Alessandro Gianelli», sostenne Gianluca Noto il 30 ottobre 2017, «ha cominciato a togliere i soldi alla Nappi sia per le estorsioni al distributore “Minopoli” che per i parcheggiatori dell’Arenile, la Nappi ha fatto “scendere” esponenti della Masseria Cardone che misero a posto la situazione, escludendo Giannelli dalle estorsioni sia a “Minopoli” che ai parcheggi dell’Arenile. Sono a conoscenza di ciò perché era il periodo in cui ero ancora in detenzione domiciliare e incontrai al bar Mimmo Carandente, esponente dei Licciardi con cui ero stato detenuto a Benevento e mi disse, appunto, che erano stati chiamati da Maria Matilde Nappi per trovare una soluzione con Giannelli. Ma nonostante ciò, Giannelli fino al suo arresto ha continuato a prendere soldi, anche mandava un mensile alla famiglia Esposito-Nappi». Un gruppo intraneo al clan Esposito, di cui secondo l’accusa formulata dalla Dda farebbe parte integrante anche per i legami di parentela. Ma il gip non si è mostrato pienamente d’accordo con la procura antimafia e gli 11 componenti del nucleo familiare Nappi sono indagati a piede libero nell’ultima inchiesta sulla camorra di Bagnoli.

Tra essi c’è Maria Matilde Nappi, moglie del ras Massimiliano “’o scognato”. La donna, per il collaboratore di giustizia Gennaro Carra, esponente di primo piano dei Cutolo del Rione Traiano fino a quando è stato arrestato e si è pentito, avrebbe gestito per conto del marito alcune attività illecite a Bagnoli. Entrando però a un certo punto in contrasto con i Giannelli e in particolare con il ras Alessandro. L’inchiesta, coordinata dalla Dda su indagini del Nucleo investigativo partenopeo dei carabinieri, comprende ben 74 indagati, compresi i collaboratori di giustizia, di cui 16 in stato d’arresto. Tra coloro rimasti sempre a piede libero figurano Maria Matilde Nappi e i fratelli Carmela, Federico, Ivan, Raffaele e Rito; il cognato Davide Emanuele Amato (marito di Carmela) e i cugini Rito Busiello, Adriano Gatto, Emiliano Gatto e Rito Zito. Tutti partecipi ad attività illecite (secondo l’accusa da confermare in giudizio e ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva), a seconda delle vari ruoli, nel gruppo malavitoso definito dagli inquirenti Esposito-Nappi-Bitonto.

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