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01 Dicembre 2020 - 16:05
NAPOLI. Il ras Antonio Calone non ha mai preso parte a nessuna delle fasi deliberative che hanno fatto da apripista all’agguato costato la vita, il 22 aprile 2015, al “ribelle” Rodolfo Zinco, uomo di punta della Nuova mafia flegrea, all’epoca da poco tornato a piede libero. Non sono dunque bastate le accuse lanciate nei suoi confronti da ben due collaboratori di giustizia di primissimo piano, Gennaro Carra e Salvatore Romano “muoll muoll”, i quali lo avevano indicato come uno dei mandanti “in seconda battuta” dopo l’incipit lanciato dal boss di Cavalleggeri d’Aosta, Alessandro Giannelli. Ebbene, i giudici del tribunale del Riesame di Napoli, dando pieno accoglimento alla controindagine condotta dal difensore di Calone, l’avvocato Antonio Rizzo, hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare in forza della quale, ormai dal 18 novembre scorso, il 47enne “padrino” di Posillipo si ritrovava rinchiuso dietro le sbarre. Già nella tarda serata Calone ha dunque lasciato il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere per fare rientro nella propria abitazione.
ACCUSE IN FRANTUMI. Dalla scrupolosa attività difensiva sarebbe così emersa la totale assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di Antonio Calone. Determinanti si sono rivelate in tal senso le incongruenze relative alla comparazione delle accuse lanciate contro il ras di Posillipo da parte di Gennaro Carra, ex boss del clan Cutolo del rione Traiano, e Salvatore Romano, ex capozona dei Mele di Pianura. Se il primo collaboratore di giustizia non aveva infatti mostrato alcuna esitazione nel puntare il dito contro Calone, tanto da affermare che insieme a Giannelli si sarebbe più volte riunito nel corso di ben tre settimane per organizzare l’omicidio di “’o gemello”, lo stesso non è stato in grado di fare Romano “muoll muoll”. Quest’ultimo ha addirittura mostrato una drammatica esitazione al momento di confermare la presenza di Calone nei summit deliberativi tenuti nella “44”. La svolta difensiva è però arrivata soltanto nella giornata di ieri, al termine di una delicatissima e paziente attività di controindagine andata avanti per quasi tre settimane.
VERBALE-CHIAVE. Le incertezze di Romano sono emerse in particolare grazie all’acquisizione dei verbali trascrittivi effettuata dall’esperto penalista Rizzo (studio associato Perone-Rizzo), il quale è così riuscito a dimostrare ai giudici delle Libertà la completa assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di Calone. Preso atto dell’abbaglio della Procura, il tribunale del Riesame non ha dunque potuto far altro che annullare in toto l’ordinanza di custodia cautelare a carico del 47enne ras di Posilippo, disponendone al tempo stesso l’immediata scarcerazione. Non essendo detenuto per altri reati, già nella tarda serata di ieri Calone ha dunque fatto rientro nella propria abitazione. Il pronunciamento del Riesame rischia a questo punto di avere conseguenze pesantissime per le indagini che avrebbero dovuto fare luce sull’omicidio di Zinco.
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