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Stuprato con un compressore, si dà alle rapine: rischia la vita

Stuprato con un compressore, si dà alle rapine: rischia la vita

NAPOLI. Doppio viaggio all’inferno senza biglietto di ritorno. Il dramma di Vincenzo Accarino sta tutto qui: in due tragici episodi che ad appena vent’anni l’hanno fatto sprofondare in un baratro senza uno straccio di luce né speranza. La prima tappa del suo calvario è tristemente nota: nell’ottobre 2014 l’allora adolescente viene sodomizzato in autolavaggio di Pianura con un compressore puntato sull’ano. Le conseguenze sul suo fisico saranno devastanti: parziale asportazione del colon e un’invalidità permanente. Dopo quell’esperienza la sua vita prende però una piega ancora peggiore. Lo scorso anno Accarino finisce in manette con l’accusa di rapina e tentata rapina aggravata dall’uso di armi. Ottiene i domiciliari per problemi di salute ma nel frattempo la giustizia fa il proprio corso e quando la condanna a tre anni e tre mesi diventa definitiva ecco che arriva la nuova tegola. Da un mese il giovane pianurese si ritrova rinchiuso nella casa circondariale di Poggioreale senza la possibilità di ricevere tutte le adeguate cure di cui ancora oggi ha quotidianamente bisogno.

ISTANZA FERMA. L’odissea di Vincenzo ha subito gettato nello sconforto i suoi familiari, che ormai da settimane aspettano in vano un felice epilogo. L’avvocato del giovane, la penalista Carla Maruzzelli, ha presentato istanza di sostituzione della misura al tribunale di Sorveglianza ma il documento, almeno fino ad oggi, è rimasto lettera morta. Eppure la difesa, sulla scorta di un’accurata documentazione medica, ha descritto il quadro clinico che affligge Accarino con termini che lasciano ben pochi margini di manovra a ogni tipo di dubbio: «Appare necessaria e indispensabile la valutazione dello stato di salute anche attraverso la nomina di un Ctu, tenuto conto della particolarità della vicenda personale e delle cure mediche di cui il giovane ha necessità che non possono essere praticate in ambiente carcerario». Tradotto, stando a quanto sostenuto dalla difesa, Vincenzo Accarino non soltanto non avrebbe ad oggi la possibilità di curarsi a Poggioreale ma rischia di andare incontro a un peggioramento delle proprie condizioni. Il 20enne soffre infatti ancora di sanguinamenti e incontinenza. Un quadro che con l’emergenza coronavirus sempre incombente potrebbe degenerare da un momento all’altro.

DRAMMA SENZA FINE. Di Vincenzo Accarino, dopo l’assurda violenza subita sei anni fa nell’autolavaggio di Pianura e il delicatissimo intervento chirurgico al quale era stato sottoposto, sembrava essersi persa ogni traccia. Nel suo percorso di recupero qualcosa è però andato storto e il giovane pochi mesi fa si è ritrovato con le manette stretti ai polsi e una duplice accusa di rapina e tentata rapina a mano armata. Una “bravata” che gli è costata una condanna definitiva a tre anni e tre mesi, con fine pena fissato a luglio 2022, al netto dell’eventuale liberazione anticipata. Accarino non chiede però “sconti”: soltanto di non rischiare la vita in cella.

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