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Clan Esposito in fuga da Napoli: «Appena esco uccido mio padre»

Clan Esposito in fuga da Napoli: «Appena esco uccido mio padre»

Terremoto nella mala di Bagnoli, un’intercettazione svela il piano patricida

NAPOLI. Un odio viscerale e insanabile. Frutto avvelenato non, come di consueto negli ambienti di mala, di una rivalità tra gruppi in lotta per il controllo del territorio. Il focolaio di una nuova faida di camorra è stavolta tutto “interno” e vede il suo epicentro nel cuore del quartiere Bagnoli. Protagonisti in negativo dell’inquietante retroscena il boss Massimiliano Esposito “’o scognato” e il figlio Cristian, con quest’ultimo che, su tutte le furie per la gestione della cosca che il padre avrebbe portato avanti dopo il ritorno a piede libero, si dichiara ai propri affiliati pronto a compiere un’atroce vendetta: «Quell’indegno tiene i principi suoi, lo devo fare pezzo pezzo. Sul lutto di Pasquale, il primo che dice “Cristian, quello ti è padre”, sull’anima di Pasquale andate a finire con le teste nelle cassette».

ACCORDI NEFASTI. L’allarmante retroscena emerge dall’inedita trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali che la Procura antimafia ha depositato nell’ambito di una richiesta di applicazione di misura cautelari personali a carico, tra gli altri, proprio di Massimiliano Esposito e di alcuni suoi fedelissimi. La conversazione in questione verte su alcune affermazioni che il rampollo Cristian Esposito, attualmente detenuto per racket, affida a due suoi uomini di massima fiducia, Lucio Musella e Yuseff Aboumouslim. L’8 gennaio scorso i tre hanno un duro confronto telefonico e quello che gli inquirenti della Dda registrano è un fiume di veleno. I giovani rimproverano infatti a “’o scognato” la decisione di stringere delle alleanze nefaste, su tutte quella con gli Scognamillo, inimicandosi in un colpo solo tutta la camorra di Napoli Ovest, tanto che lo stesso Musella e un altro congiunto delgiovane ras, Carmine Esposito, sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni. Cristian Esposito, appresa la circostanza, va su tutte le furie e giura vendetta. Anche a costo di andare contro il proprio stesso sangue.

LA FURIA DEL RAMPOLLO. Esposito junior, ignorando di essere sotto intercettazione, si lascia andare a un durissimo sfogo: «Mamma mia, mamma mia, il primo che devo alzare in aria è lui. Neanche i cani e metto il piede fuori io, a quel pezzo di merda lo devo alzare in aria, padre e buono». Il giovane estorsore perde il controllo. Messo al corrente da Musella e Aboumouslim del momento di difficoltà che il clan sta attraversando («stiamo chiusi da via Di Niso 72 a via Di Niso 2, a casa tua, fra’»), Esposito junior decide che il responsabile di quella situazione è soltanto il padre Massimiliano: «Tiene i principi suoi, quell’indegno, e facciamogli tenere i principi suoi. Se li sta prendendo con le cancellare, non se la sta prendendo con me, capito, quell’indegno. Lo devo fare pezzo pezzo pure a lui. Sul lutto di Pasquale e il primo di voi che dice “Cristian, quello ti è padre”, sull’anima di Pasquale andate a finire con le teste nelle cassette». Entrambi detenuti, padre e figlio restano per ora a debita distanza.

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