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Colpi di pistola contro l’abitazione di Antonio D’Ausilio, sei gli indagati

Colpi di pistola contro l’abitazione di Antonio D’Ausilio, sei gli indagati

NAPOLI. Nei corsi e ricorsi storici che hanno caratterizzato la storia della camorra flegrea c’è anche il tentativo di impedire ad Antonio D’Ausilio (figlio del boss Domenico detto “Mimì ’o sfregiato”) di tornare a Bagnoli dopo la scarcerazione. E le pressioni, come sempre negli ambienti malavitosi, non potevano che avvenire attraverso l’uso delle armi. Ora a distanza di 5 anni circa la procura e i carabinieri avrebbero individuato gli autori delle intimidazioni contro la casa del ras rivale a colpi di pistola, tutti legati al clan Giannelli. Ma il gip non ha ritenuto sufficienti gli indizi e in 6 sono indagati a piede libero: Alessandro Giannelli, Luigi Pappalardo, Alessandro De Falco detto “’o pazzo”, Vincenzo Greco, Francesco Cotugno “Micione” e Fabio Sorrentino.

Gli inquirenti (ferma restando l’estraneità delle persone citate ai fatti narrati fino a prova contraria) hanno così ricostruito la sparatoria contro l’abitazione di Antonio D’Ausilio, a Villaricca il 28 ottobre 2015. Il mandante sarebbe stato Alessandro Gianelli mentre ad agire tutti gli altri a bordo di 3 automobile: una guidata da Vincenzo Greco con a bordo Alessandro De Falco; un’altra guidata da Fabio Sorrentino con affianco Francesco Cotugno e l’ultima, su cui era piazzata e funzionante una microspia, con all’interno soltanto Luigi Pappalardo che aveva in consegna le 2 pistole utilizzate dai complici per sparare. Obiettivo dell’incursione armata, secondo inquirenti e investigatori, era impedire ad Antonio D’Ausilio di tornare a interessarsi degli affari illeciti di Bagnoli.

Ma l’intimidazione non raggiunse lo scopo e per alcuni anni, fino al momento del nuovo arresto, il giovane ras ricostituì un gruppo malavitoso discendente diretto di quello storicamente guidato dal padre (detenuto da molti anni). Ne ha parlato un rumeno di 36 anni, Mihai Lucian Stanica, oggi collaboratore di giustizia, che ha raccontato ai pm antimafia gli scenari malavitosi del quartiere fino al momento in cui è stato arrestato per estorsione. «Premetto che da sempre», ha messo a verbale Mihai Lucian Stanica che parla bene l’italiano, «i parcheggiatori della zona di Bagnoli hanno pagato settimanalmente il clan D’Ausilio. Quando sono entrato a far parte del clan, nel marzo del 2016, i D’Ausilio si erano riappropriati di queste estorsioni dopo un periodo in cui i parcheggiatori pagavano Alessandro Giannelli. Io personalmente fino all’omicidio del parcheggiatore, non mi ero mai recato a recuperare i soldi dovuti al clan, ma sapevo per avermelo detto “Tonino” D’Ausilio, Vittorio Albano e Alessandro De Falco, che l’accordo prevedeva la consegna dell’incasso settimanale da parte dei parcheggiatori ad Antonio D’Ausilio tramite Albano e De Falco o com’è capitato varie volte, a Tonino D’Ausilio personalmente. I parcheggiatori trattenevano per loro solo “la giornata” e il resto andava al clan. Era Alessandro De Falco, che in precedenza faceva il parcheggiatore per conto di Giannelli, a quantificare in via approssimativa l’effettivo incasso sulla base del numero delle autovetture parcheggiate».

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