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20 Gennaio 2021 - 14:51
Vittorio Albano e Alessandro De Falco sarebbero i sicari di Gaetano Arrigo
NAPOLI. Gaetano Arrigo era un uomo al servizio del clan Giannelli. Per conto della cosca di Cavalleggeri d’Aosta taglieggiava, forte del suo status di parcheggiatore abusivo, il popolo della movida ed è sempre allo stesso gruppo criminale che rendeva conto versando in cassa una tangente in quota fissa.
Con la sua eliminazione, maturata nell’agguato del 16 giugno 2016, i D’Ausilio, all’epoca ringalluzziti dalla clamorosa latitanza del rampollo Felice, avrebbero lanciato un messaggio inequivocabile agli storici rivali: Bagnoli e, in particolare, via Coroglio erano ancora roba loro. Ebbene, dopo quasi sei anni l’inchiesta sul caso, grazie anche alle ricostruzioni fornite dal neo collaboratore di giustizia Mihai Lucian Stanica, sembrano finalmente essere arrivate a un primo punto di svolta.
Per quel delitto sono infatti oggi indagati Vittorio Pacifico e Alessandro De Falco “’o pazz”, pluripregiudicati già coinvolti nel 2016 in un’indagine antiracket, ma in questo caso ancora da ritenere innocenti fino a prova contraria. Anche Stanica in passato ha fatto parte del gruppo incaricato dai nuovi capi del clan D’Ausilio di riscuotere le estorsioni a Bagnoli.
Proprio lui pochi mesi fa ha però deciso di passare dalla parte dello Stato, fornendo un’ampia descrizione degli equilibri criminali della zonna e del contesto in cui sarebbe maturato l’omicidio Arrigo: «Voglio precisare - ha messo a verbale - che il parcheggiatore ammazzato lavorava per conto di Giannelli».
Una frase importante perché spazza via ogni dubbio sulle frequentazioni di Arrigo, 43enne del quartiere storicamente presente come guardiamacchine nelle serate della movida, soprattutto in via Coroglio.
Proprio là, all’angolo con via Cattolica, entrarono in azione i sicari e ora, con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia rumeno, è certo anche il movente: i contrasti per la gestione “mafiosa”, come scrivono gli stessi pubblici ministeri, del business della sosta fuorilegge. Un affare da decine di migliaia di euro a serata.
Che i clan di Bagnoli si contendessero l’affare dei parcheggi emerge anche da un altro interrogatorio del pentito di origini romene, rimasto legato ai D’Ausilio fin quando è stato libero Antonio, figlio del boss Domenico detto “Mimì ’o sfregiato”: «Quando faccio riferimento ad Alessandro intendo Alessandro De Falco che dovevo accompagnare al parcheggio di Coroglio per controllare il lavoro dei parcheggiatori.
Antonio D’Ausilio mandava noi a fare molti controlli perché sosteneva che i parcheggiatori rubassero e poiché De Falco aveva già svolto per conto di Giannelli questo lavoro era in grado do valutare come stessero lavorando i parcheggiatori abusivi e quanto orientativamente avrebbero incassato».
Gaetano Arrigo potrebbe dunque essere stato punito a morte per aver pestato i piedi alle persone sbagliate. I D’Ausilio erano pronti a riprendersi Bagnoli.
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