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25 Gennaio 2021 - 18:44
«L'ordinanza, nel caso venisse prodotta, sarebbe una censura politica, non la si travesta di cavilli e ipocrisie». Così il "Comitato Verità e giustizia per Ugo Russo", il 15enne ucciso da un carabiniere il 1° marzo 2020 mentre tentava una rapina a Napoli, in risposta a quanto fatto sapere dall'Amministrazione comunale di Napoli che ha annunciato un'ordinanza per la rimozione del murales a lui dedicato in piazza Parrocchiella Santa Maria Ognibene, nei Quartieri Spagnoli, pur dando la disponibilità a intraprendere un lavoro comune per una nuova opera «che non si presti a interpretazioni sbagliate».
Secondo il "Comitato Verità e giustizia per Ugo Russo" è «incomprensibile» l'affermazione secondo cui «il murales non è autorizzato: è realizzato sulla facciata di un palazzo privato non vincolato con l'autorizzazione scritta del condominio. Molti giorni prima di realizzarlo abbiamo seguito tutte le procedure previste, facendone comunicazione formale alla II Municipalità, alla Polizia Municipale e al Commissariato di polizia. Nessuno di questi enti ha ritenuto di dover porre obiezioni».
È inoltre «ipocrita e grottesco parlare di “decoro" in piazza Parrocchiella ai Quartieri Spagnoli, tra palazzi dissestati anche di proprietà comunale, muri totalmente scrostati, impalcature perenni, assenza di strutture sociali pubbliche, discariche con l'amianto restate in strada anche due anni malgrado le petizioni raccolte, sprofondamenti del manto stradale a causa delle rotture nelle tubature dell'acqua. L'unica novità negli ultimi anni è il murales di Ugo che ha impedito l'accumulo su quel lato della piazza di sversamenti abusivi con incendi continui che arrivavano fino ai piani delle case. Dobbiamo dedurre che quando parla di “ripristino dello stato dei luoghi", il Comune di Napoli intenda questo».
Il Comitato ribadisce che «la scritta a caratteri cubitali recita “verità e giustizia", valori che appartengono alla Costituzione della Repubblica. Altri significati appartengono evidentemente al campo di interpretazioni soggettive e discrezionali, alcune delle quali per quanto ci riguarda sono totalmente pretestuose, venissero pure da alte cariche istituzionali. Capiamo che magari non sia facile mettere la propria firma, motivandola sul piano dei contenuti civici, su un'ordinanza di censura di un murales che chiede semplicemente giustizia per la morte di un ragazzo di 15 anni mentre la persona che ha sparato è formalmente indagata per omicidio volontario, ma sarebbe almeno più onesto».
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