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28 Gennaio 2021 - 08:18
NAPOLI. L’ombra lunga della faida di Forcella non accenna a dissolversi. Anzi, grazie alle inedite rivelazioni di ben undici collaboratori di giustizia torna prepotentemente in auge e sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti della Procura per i Minorenni di Napoli finisce di nuovo il giovanissimo ras del “Buvero” Antonio Napoletano, alias “’o nannone”, indiscusso elemento di spicco del clan Sibillo, già coinvolto in numerosi procedimenti per camorra e fatti di sangue. Ebbene, il giovanissimo boss sarebbe stato l’esecutore materiale, su ordine del defunto Emanuele Sibillo, dell’omicidio di Oreste Giuliani, il 20enne rampollo del clan Giuliano assassinato nell’estate del 2014 a due passi da via Duomo. Chiarito anche il movente dell’imboscata mortale: la vittima sarebbe stata punita per aver rapinato la persona “sbagliata”, uno dei capizona di piazza Mercato che grazie alle proprie conoscenze non avrebbe tardato a presentargli il conto.
Oreste Giuliani, esponente della famiglia Giuliano, non era un camorrista ma alle spalle aveva già qualche piccolo guaio giudiziario. Gli investigatori che hanno lavorato al caso da subito capirono che il suo omicidio - avvenuto nel luglio 2014 - non era l’ennesimo frutto avvelenato della faida tra la “paranza dei bambini” e il clan Mazzarella. Dietro quel delitto c’era un regolamento di conti innescato da un movente di natura “personale”. Dopo sei anni le tessere del puzzle stanno finalmente iniziando a ricomporsi e Antonio Napoletano “’o nannone” è adesso il primo iscritto nel registro degli indagati. Sulla sua testa sono infatti piovute le accuse di ben undici pentiti: su tutti spiccano i nomi degli ex ras Vincenzo Amirante, Salvatore Maggio e Gennaro De Tommaso. Proprio l’ex capoultras, presente sulla scena del delitto, ha fornito forse la ricostruzione più precisa e circostanziata. Con la doverosa premessa che tutti i soggetti citati vanno ritenuti innocenti fino a prova contraria, ecco quanto messo a verbale da “Genny ’a carogna” il 28 febbraio del 2019: «Ho assistito a quest’omicidio mentre, dopo aver parcheggiato la macchina, stavo tornando a casa. Ho visto Antonio Napoletano e Alessandro Riccio sbucare da San Biagio dei Librai con un motorino guidato da Riccio. Oreste Giuliani guidava il motorino con un ragazzo soprannominato “ciucella”, che di cognome fa Giuliano. “Nannone” incrociando Giuliani scese dal motorino e bloccò Giuliani puntandogli la pistola contro. Fece scendere il ragazzo che stava con Giuliani e iniziò a sparare. Giuliani camminava con i Giuliano, andava con loro a ballare».
Ricostruita la dinamica del raid, De Tommaso riferisce quindi alcuni importanti elementi ambientali: «Non è strano che “Nannone” abbia ucciso una persona vicina ai Giuliano perché in realtà a comandare erano Emanuele Sibillo e Manuel Brunetti. Riguardo alla causa dell’omicidio, la decisione fu presa da Emanuele Sibillo, buonanima, perché Giuliani aveva rubato o rapinato un orologio a un parente di Salvatore Maggio e Sibillo non voleva inimicarsi Maggio, che temeva. La causa l’ho saputa da Salvatore Cedola, mio cognato». La faida dei vicoli torna sotto i riflettori.
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