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Faella: "Rischio di altre varianti"

Faella: "Rischio di altre varianti"

Il primario emerito del Cotugno: "Sulle cure l’unica certezza sulla quale possiamo contare è il cortisone. Occorre vaccinare tutta la popolazione, altrimenti ogni sforzo risulterà vano"

NAPOLI. Professor Faella, non ci giriamo troppo intorno: la nostra prossima estate come sarà? "Come l’anno scorso. Dovremo stare attenti, ma saremo più consapevoli e aprire una discoteca sarà pura follia". Il noto infettivologo Franco Faella, primario emerito dell’ospedale Cotugno, che fu protagonista della lotta all’epidemia del colera del 1973, oggi consulente per la pandemia da Sars-CoV-2 dell’Asl Napoli 1, segnala i rischi del mancato raggiungimento dell’immunità di gregge, obiettivo principale della campagna vaccinale, ottenibile solo attraverso il coinvolgimento del 65-70 per cento della popolazione italiana. Ostacoli al raggiungimento di questa oramai famosa immunità di gregge sono rappresentati da vari fattori, quali la cosiddetta vaccine hesitancy, cioè la disaffezione da più parti dimostrata alle pratiche vacciniche, inoltre, dalla lentezza delle forniture dei vaccini e, infine, anche dalla indicazione degli stessi vaccini per cui, parte nell’età da uno a 18 anni, e per taluni vaccini anche per gli ultra65enni, finirebbero per escludere circa 12-20 milioni di cittadini italiani al di sotto di 18 anni e circa 10 milioni sopra i 65.

Ma queste mutazioni del virus quanto preoccupano i virologi?

"l problema delle mutazioni è questo: il virus di cui parliamo, il Coronavirus Sars-Cov-2, è nuovo ed è un virus a Rna, e come tale possiede la capacità di una più rapida replicazione rispetto ai virus a Dna. Questi ultimi sono più stabili. Mentre i virus a Rna, replicandosi più rapidamente, commettono errori di “costruzione” non possedendo, tra l’altro, meccanismi di controllo che possiamo dire di (ri)produzione, come i virus a Dna. Questi errori-mutazioni dei virus possono da una parte renderli più aggressivi e mortali, ma d’altra parte possono anche ridurne la patogenicità, rendendoli più innocui. Inoltre, questo Coronavirus è molto giovane, non si è stabilizzato nella sua struttura, come, per esempio, è avvenuto per il virus del morbillo, per il quale i vaccini rimangono efficaci. Quindi, il punto è questo: il Sars Cov-2 ha la possibilità di sviluppare ancora errori di replicazione e cioè molte varianti. Ora sta cambiando la “proteina Spike”, esterna al virus, proprio quella che gli consente di agganciarsi alla cellula umana e aggredirla per parassitarla. Finora più mutazioni hanno significato più rapida penetrazione e diffusione".

Quindi più malati e più decessi… Ma in un anno di esperienze, abbiamo almeno affinato le cure?

"A febbraio, marzo, aprile, maggio avevamo tanti farmaci sui quali nutrivamo tante speranze che sono venute meno, perché abbiamo sperimentato che nessuno funziona. Ora, l’unico vantaggio è che possiamo contare con certezza sull’efficacia del cortisone, sdoganato nella terapia del Covid-19 nel luglio 2020. Possiamo contare sul Remdesivir, un antivirale di non sicura efficacia. Alla fine possiamo contare su cortisonici, eparina, antibiotici e Remdesivir, ma attendiamo farmaci quali anticorpi monoclonali, quelli con cui hanno curato Trump, che abbiamo visto guarito in pochi giorni".

Oltre questo?

"Il vaccino. Ma se non saremo in grado di vaccinare tutta la popolazione in poche settimane, ogni sforzo risulterà vano. Perché le varianti del virus possono minare l’efficacia protettiva dei vaccini, i quali potrebbero con le attuali tecnologie farmaceutiche anche essere modificati abbastanza rapidamente, sempre però spostando in avanti il raggiungimento dell’immunità di gregge o di massa".

Ripetiamo: quali sono i maggiori fattori di rischio?

"Sono fondamentalmente colpite dal Covid-19 le persone al disopra dei 65 anni di età, quindi il fattore età è terribilmente importante; poi il diabete, che è fattore di rischio elevatissimo. Le malattie cardiovascolari, anche la pressione alta e l’insufficienza respiratoria. Fattori tutti che si accompagnano con frequenza agli ultra settantenni. Ecco perché la fascia di mortalità maggiore è tra i 65 e i 90".

E ripetiamo anche cosa consiglia lei per evitare il contagio.

"Statev’ a casa. Restate a casa".

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