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Omicidio Polese, annullata la decisione per il reggente del clan Ascione

Omicidio Polese, annullata la decisione per il reggente del clan Ascione

Accolto il ricorso dell'avvocato Dario Vannetiello: successo in Cassazione

NAPOLI. Dopo anni di indagini, nello scorso  mese di marzo, il Giudice per le indagini preliminari, dott. Marcello De Chiara, in accoglimento della richiesta della direzione antimafia di Napoli, emise la ordinanza di custodia cautelare nei confronti del killer di Polese Carlo.
L’omicidio si verificò ad Ercolano il 19 agosto 2003 e fu subito inquadrato nella faida tra il clan Ascione-Papale, da un lato, ed il clan Clan Birra – Iacomino, dall’altro.
Un commando armato di appartenenti al clan Birra si recò a scopo dimostrativo ed a mò di sfida nella roccaforte del clan Ascione, con l’intenzione di portare a termine un attentato anche mediante l’utilizzo di una bomba, come poi rivelato da alcuni pentiti intranei al clan Birra.
Proprio in quale frangente, fu colpito a morte Polese da un uomo che era all’interno del palazzo degli Ascione, poi individuato in Di Bartolomeo Giorgio, grazie al racconto di numerosi pentiti appartenenti sia all’uno che all’altro clan.
Un numero impressionante quello dei  pentiti utilizzati dall’accusa in tale inchiesta e citati nella ordinanza di custodia cautelare, pentiti  che avevano collocato tale omicidio nella faida che ha insanguinato per oltre un decennio il territorio di Ercolano.
I collaboratori di giustizia  che  nel corso del tempo hanno riferito particolari dell’omicidio ed accusato Di Bartolomeo a vario titolo sono  ben tredici: Cefariello Salvatore, Fiore Salvatore, Ruggiero Francesco,  Durantini Marco, Durantini Giovanni, Esposito Andrea, Raimo Francesco, Savino Giovanni, Savino Ciro, Scarrone Agostino, Iacomino Costantino, Esposito Vincenzo e Madonna Antonella.
La forza delle  numerose prove dichiarative a disposizione dell’accusa consentì al Tribunale del riesame il 18 aprile di questo anno di rigettare il ricorso  proposto dalla difesa.
Lo stop alla ipotesi accusatoria che vede nel Di Bartolomeo l’esecutore di quel delitto si è avuta nella tarda serata di ieri .
La Corte Suprema di Cassazione - I sezione penale -, nonostante la richiesta del Procuratore Generale di rigettare il ricorso,   ha annullato la ordinanza emessa dal Tribunale di Napoli – VIII sezione riesame –, in accoglimento della impugnazione , articolato in cinque motivi  e rivelatasi vincente,  proposta dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli.
Tutto da rifare.
I giudici di legittimità   hanno  ordinato che deve svolgersi un nuovo giudizio  un nuovo giudizio innanzi al palazzo di giustizia “ napoletano”, secondo i criteri che i giudici capitolini indicheranno nella motivazione della sentenza.
Il deposito della motivazione è atteso con interesse e curiosità, atteso che il numero dei pentiti a carico del Di Bartolomeo, tredici,  era più che consistente tanto da far presagire la conferma della validità della tesi del P.M..
La sorprendente decisione favorevole alla difesa avviene in un momento particolare del processo.
Infatti, proprio domani 23 settembre inizia il giudizio abbreviato innanzi al giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott.ssa Ferri, ove a rivestire la qualità di difensore di fiducia di colui che è da tempo ritenuto essere il reggente del clan Ascione, vi sarà  anche l’avvocato Luigi Palomba.         
                           

 

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