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19 Febbraio 2021 - 18:33
«L'altro ieri mattina ho subito una perquisizione che ha come motivazione una presunta “imposizione di un'attività volta a coinvolgere con ruolo decisionale i tifosi organizzati". Quale donna delle istituzioni sarei quindi vittima di pressioni volte a inserire esponenti delle tifoserie popolari all'interno di una commissione che vede presenti istituzioni culturali, esponenti del mondo universitario, dello sport oltre che il figlio dello stesso Maradona. Nessuna pressione c'è stata. La nostra è stata una scelta politica precisa rispondente alla necessità di coinvolgere democraticamente la città nella selezione del monumento da dedicare a Maradona, il calciatore più grande di tutti i tempi, simbolo indiscusso del riscatto di Napoli». Lo dichiara in una nota Eleonora de Majo, assessore alla Cultura del Comune di Napoli.
De Majo parla di «una scelta che peraltro si iscrive coerentemente con una pratica sedimentata in questi 10 anni di esperienza amministrativa che vede la promozione di consulte, osservatori e altri organismi a partecipazione civica e popolare su alcune delle questioni più importanti che riguardano la città. A conferma di quanto fosse necessario un processo pubblico e democratico sulla statua, posso riferire con orgoglio che a oggi abbiamo ricevuto decine di progetti che aspettano di essere valutati dalla commissione e non vorrei mai che tutta questa vicenda finisse per minare un lavoro iniziato con entusiasmo e che ha come obiettivo unico quello di donare la statua del Pibe de Oro alla città».
Per quanto riguarda «i botti» trovati durante la perquisizione all'interno della sua abitazione, de Majo spiega che «si tratta di nient'altro che di un residuo di un Capodanno di qualche anno fa, dimenticati in un cassetto. Non sono né lacrimogeni né fumogeni, termini che mi hanno fatto anche sorridere in questo momento di evidente e spiacevole tensione. Ad ogni modo sono molto serena rispetto al prosieguo di questa vicenda lasciando al sindaco la decisione relativa alla prosecuzione del mio lavoro», conclude de Majo.
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