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21 Febbraio 2021 - 11:58
NAPOLI. Il sicario con i bermuda e le scarpe da ginnastica, immortalato in un video con il volto parzialmente coperto da casco, non ha ancora un nome. E così resta un giallo il tentato omicidio ai danni del gestore del pub “Beneduce” in piazza Mercato, Salvatore Solombrino, e di un amico che era con lui. Al punto che il pm coordinatore delle indagini ha chiesto l’archiviazione del caso nonostante ci siano, secondo gli avvocati Antonio Abet e Andrea Lucchetta che difendono la parte offesa, altri accertamenti da fare.
Soprattutto, sostengono, su un cellulare che il killer distratto avrebbe perso durante l’azione di fuoco. Nel frattempo i due penalisti chiedono di risentire le vittime di un’aggressione avvenuta poco prima nella vicina piazza del Carmine, durante la quale sarebbe stato preso il telefonino poi caduto dalla tasca del malvivente. Il 26 agosto 2019 due pistoleri giunsero nei pressi del pub “Beneduce”, uno di essi scese dallo scooter guidato dal complice e impugnando un’arma si diresse verso l’ingresso del locale, dove c’erano Salvatore Solombrino e due amici mentre un quarto li raggiunse pochi secondi dopo aver notato i 2 giovani in motorino avvicinarsi pericolosamente. Il sicario (mancato) iniziò a sparare, ma inutilmente perché i possibili bersagli entrarono nel locale e si chiusero alle spalle una porta a vetri blindata.
Anche l’altro malvivente fece fuoco a vuoto prima che la coppia si dileguasse a tutto gas. Il primo killer di fronte alla vetrata blindata restò male al punto da mollare un paio di calci contro la porta nel tentativo velleitario di sfondarla per poter entrare nel locale e fare fuoco di nuovo, questa volta contro i bersagli mobili. Movimenti che sbilanciarono il killer e che provocarono la caduta del cellulare dalla sua tasca. Si vede dalla immagini l’apparecchio a terra e si pensa che l’attimo di distrazione potesse favorire l’arresto del malvivente. Invece un anno e mezzo dopo la procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo per tentato omicidio. A leggere le carte si scoprono alcuni particolari di quella notte in piazza Mercato: dopo l’agguato, si presentò un giovanotto al commissariato, sostenendo di aver subìto una rapina: mi hanno rubato il cellulare, ho dovuto consegnarlo, erano armati.
Poi, secondo la richiesta di archiviazione avanzata dalla pubblica accusa, è emerso che il telefono cellulare era stato maneggiato da troppe persone (in particolare i gestori del locale che lo avevano recuperato), al punto tale da rendere impossibile ogni altra identificazione. Dunque, pochi minuti prima in piazza del Carmine due giovani sarebbero stati rapinati e in particolare a uno di essi i malviventi hanno portato via, secondo quanto denunciato alla polizia dalla vittima, un telefono cellulare. E sempre lui ha visto la scena della sparatoria, confermando che i malviventi erano gli stessi. Per gli avvocati Abet e Lucchetta bisognerebbe indagare anche su questo aspetto della vicenda.
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