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22 Febbraio 2021 - 07:45
NAPOLI. Nessuna minaccia né richieste di “pizzo”. Così Salvatore Solombrino, gestore del pub “Beneduce” in piazza Mercato, ha risposto alle domande dei poliziotti che hanno indagato sul tentato omicidio nei suoi confronti il 26 agosto 2019.
Un grave fatto di cronaca ancora insoluto e sul quale la procura ha chiesto l’archiviazione, non essendo emersi indizi a carico di nessuno, suscitando l’opposizione degli avvocati della parte offesa. Ma autori della sparatoria a parte, in ogni caso resta il giallo sul movente: nel video di cui pubblichiamo alcuni frame si può notare che la dinamica dell’azione di fuoco non è affatto da agguato, in genere silenzioso fino al momento degli spari. Anzi, i 4 giovani all’ingresso del locale, tra cui lo stesso Solombrino, hanno raccontato che i pistoleri sarebbero giunti gridando già da una cinquantina di metri: “banda di scemi”. L’opposto quindi della strategia utilizzata nei raid di camorra per avvicinarsi alle vittime. Eppure però, l’ipotesi più seguita da inquirenti e investigatori porterebbe alla criminalità organizzata e soprattutto a una possibile intimidazione.
Dalla relazione dei poliziotti del commissariato Vicaria-Mercato, tra i più attivi e attenti investigatori di Napoli, emerge che non è stato possibile risalire all’identità degli autori della sparatoria. I due uomini giunsero su uno scooter e le immagini di una telecamera di sorveglianza riprendono in volto soprattutto il passeggero, sceso per primo dal motorino impugnando una pistola. Mentre faceva fuoco ha perso il cellulare, recuperato successivamente. Ebbene, i penalisti sostengono che il caso non archiviato perché servirebbero altri accertamenti per associare un nome al volto del sicario mancato e indagini tecniche sul telefonino.
Per gli investigatori invece, l’apparecchio è stato maneggiato da troppe mani e quindi inutilizzabile per trovare tracce utili all’inchiesta.
Il 26 agosto 2019 due pistoleri giunsero nei pressi del pub “Beneduce”, uno di essi scese dallo scooter guidato dal complice e impugnando un’arma si diresse verso l’ingresso del locale, dove c’erano Salvatore Solombrino e due amici mentre un quarto li raggiunse pochi secondi dopo aver notato i giovani in motorino av-vicinarsi pericolosamente. Il sicario (mancato) iniziò a sparare, ma inutilmente perché i possibili bersagli entrarono nel locale e si chiusero alle spalle una porta a vetri blindata. Anche l’altro malvivente fece fuoco a vuoto prima che la coppia si dileguasse a tutto gas. Il primo killer di fronte alla vetrata blindata si innervosì a tal punto da mollare un paio di calci contro la porta nel tentativo velleitario di sfondarla, entrare nel locale e fare fuoco di nuovo, questa volta contro i bersagli mobili. Agitandosi, il killer si sbilanciò provocando la caduta del cellulare dalla sua tasca.
Si vede dalle immagini l’apparecchio a terra e la circostanza fece sperare che l’attimo di distrazione avrebbe po-tuto favorire l’arresto del malvivente.
Invece un anno e mezzo dopo la procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo a carico di ignoti per tentato omicidio.
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