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03 Ottobre 2016 - 15:48
Il delitto avvenne l’11 giugno del 2011. La Dda ha chiuso il cerchio grazie alle rivelazioni dei pentiti. L'ordine di arresto è per Luciano Mazzarella e Luciano Barattolo, domiciliari per Mariarca Riera e Luisa Mazzarella
Ucciso dal cugino nell'abitazione della zia, per dissapori al vertice del clan camorristico Mazzarella. Questa la ricostruzione dell'omicidio di Andrea Ottaviano, ucciso l'11 giugno 2011, da parte della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha coordinato le indagini condotte dai Carabinieri, culminate oggi nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 4 indagati, due dei quali finiti in carcere con l'accusa di omicidio e due ai domiciliari con l'accusa di favoreggiamento personale, per aver occultato le tracce del delitto e aver reso false dichiarazioni alla polizia giudiziaria. L'omicidio è maturato, si legge nell'ordinanza, nell'ambito delle logiche interne al clan Mazzarella, cioè come conseguenza dei dissapori ormai insuperabili sorti tra Luciano Mazzarella e il cugino Andrea Ottaviano, entrambi aspiranti a gestire le estorsioni nelle zone della Duchesca e Forcella a Napoli. Mazzarella, da poco uscito dal carcere, aspirava a riguadagnare la posizione detenuta prima di essere arrestato e si trovò a fare i conti con Ottaviano, suo cugino, diventato nel frattempo "responsabile" del mercato della Maddalena, succedendo al fratello Paolo nel ruolo di reggente del clan. Andrea Ottaviano fu raggiunto da più colpi di pistola da Luciano Mazzarella nell'abitazione di Mariarca Riera, moglie di Salvatore Barile, altro cugino di Luciano Mazzarella e Andrea Ottaviano, dove era stato accompagnato da Luciano Barattolo, altro destinatario della misura cautelare della custodia in carcere. Ottaviano, già ferito, dopo essere fuggito in strada è stato raggiunto da altri colpi di pistola. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori le due indagate poste agli arresti domiciliari, Mariarca Riera e Luisa Mazzarella, si sono adoperate a ripulire la scena del crimine dalle copiose tracce di sangue lasciate dalla vittima nell'appartamento e sul pianerottolo del palazzo, al fine di evitare ogni collegamento tra il delitto e Luciano Mazzarella.
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