Cerca

Stangata agli Scissionisti

Stangata agli Scissionisti

NAPOLI. Nessuno sconto per i sicari di Ciro Nocerino, il 45enne assassinato all’alba della terza faida di Scampia in quanto sospettato - per errore - di aver avuto un riolo nel tentato omicidio del ras Roberto Manganiello, nipote dei boss Marino delle Case Celesti di Secondigliano.

Ieri mattina, i giudici della terza sezione della Corte d’assise di Napoli, dando pieno accoglimento alla richieste avanzate dalla Procura antimafia, hanno inflitto la pena dell’ergastolo ad Arcangelo Abbinante, Arcangelo Abete e Giovanni Esposito: tutti già coinvolti, ma anche condannati, per altri gravissimi fatti di sangue.

I tre imputati eccellenti, dal canto loro, hanno affrontato l’iter dibattimentale senza mai profferire parola: nessuna ammissione degli addebiti, dunque, né altro. La Direzione distrettuale antimafia, di fronte a questa condotta e forte di un impianto accusatorio fin qui granitico, aveva dunque chiesto la condanna al carcere a vita per tutti i tre esponenti del clan degli Scissionisti.

 Il verdetto è stato dunque emesso nella tarda mattinata di ieri e non ha deluso le aspettative della Procura: Abete, Abbinante ed Esposito hanno infatti rimediato tutti l’ergastolo. Per conoscere i dettagli della sentenza bisognerà però attendere adesso il deposito delle motivazioni.

«Ti ucciderò». «Vediamo chi fa prima». Ecco l’antefatto dell’ultimo omicidio deciso insieme dalle Cinque famiglie di mala di Secondigliano, prima della spaccatura interna e dell’inizio della terza faida di camorra. Ed è un delitto, interno al clan Marino delle Case Celesti, nato da un equivoco, oltre che dalla tensione all’epoca in atto. Era il 25 settembre 2011.

Ciro Nocerino, napoletano di 45 anni, era sospettato di aver aiutato Gianluca Giugliano nel tentato omicidio, il giorno prima, di Roberto Manganiello, nipote dei Marino. Non era vero, ma tra gli adeenti all’alleanza si diffuse la convinzione contraria e così dopo un summit Arcangelo Abete e Arcangelo Abbinante, responsabili delle rispettive cosche alleate ancora oggi, ordinarono l’eliminazione di “Ciruzzo ’o pescivendolo”.

Ad eseguirlo secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza di tutti gli imputati fino all’eventuale condanna definitiva, furono Roberto Manganiello e Giovanni Esposito “’o muort”, di 38 e 56 anni.

Con loroc’era Pasquale Riccio “’o pallus” (perché parla troppo secondo gli amici di malavita), poi diventato collaboratore di giustizia. Proprio i pentiti hanno dato un impulso importante alle indagini condotte con successo dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, che hanno ricostruito la vicenda anche sulla base di intercettazioni telefoniche e una serie di riscontri, con il coordinamento della Procura antimafia.

 Il gip, nel marzo del 2019 ha condiviso il risultato dell’inchiesta e i quattro destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare (Arcangelo Abete, Arcangelo Abbinante, Roberto Manganiello e Giovanni Esposito) hanno ricevuto in carcere il provvedimento.

La dinamica dell’omicidio fu eclatante: la vittima fu attirata dagli assassini, che egli credeva ancora suoi “compagni”, in un bar del Monterosa; accortosi della trappola, tentò di fuggire e fu prima inseguito, poi colpito e quindi finito con dieci colpi.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori