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È morto il professor Alfonso Maria Stile

È morto il professor Alfonso Maria Stile

Uno dei grandi luminari del Diritto Penale. Aveva 80 anni

NAPOLI. Alfonso Maria Stile (1941) e’ venuto a mancare nella sua casa di via Lucilio a Napoli. Il professore Stile era professore emerito di diritto penale all’Università di Roma “La Sapienza”.

Era vice presidente dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale (AIDP), nonché presidente onorario del relativo Gruppo Italiano. Era primo vice presidente dell’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali (ISISC) di Siracusa.

Alfonso Maria Stile era uno dei maggiori studiosi di diritto penale e processuale penale, amava la sua Napoli in maniera viscerale, il ricordo di uno dei suoi allievi prediletti descrive bene il personaggio.

Ecco le parole dell’avvocato cassazionista Dario Vannetiello (nella foto): «Sono davvero molto provato, oggi non scompare solo uno dei grandi luminari del diritto penale.

Napoli perde uno dei suoi geni del diritto, una di quelle persone capaci di riempire non una cattedra ma un intero ateneo, la sua straordinaria capacità di conoscere tutto lo scibile penale ne faranno uno dei pilastri del diritto anche

per le future generazioni, ma oggi non è il giorno del diritto, è il tempo del cuore, degli affetti, sono stato anni, circa un decennio a fianco a fianco del professore, ed oggi viene a mancare un maestro, un uomo eccezionale, aveva un lato umano nel gestire i rapporti raro, da grande aristocratico quale era».

Così lo ricorda l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta:

«È una gravissima perdita per tutta l'Avvocatura partenopea e nazionale. Chi ha avuto il piacere di conoscerlo e frequentarlo, anche per motivi non professionali, oggi è lacerato da un profondo dolore. Era un gentiluomo d'altri tempi. L'ho sempre ammirato ed apprezzato.

Mi auguro che le Istituzioni locali e nazionali non brillino per l'assenza ai funerali di un Maestro del Diritto. Per la morte del grande musicologo Paolo Isotta avvenuta lo scorso 12 febbraio, altro nostro straordinario concittadino, abbiamo dovuto ai funerali registrarne la latitanza».

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