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08 Marzo 2021 - 08:35
Zona rossa più larga per fermare il contagio in Italia e arginare le varianti del coronavirus. Gli oltre 20mila nuovi casi positivi registrati ieri fanno scattare l'ulteriore allarme, mentre si avvicina la cifra di 100.000 morti nella pandemia. Le misure e le restrizioni previste dal nuovo Dpcm del 6 marzo, il primo del premier Mario Draghi, potrebbero non bastare per piegare la curva dell'epidemia.
La prospettiva di un'ulteriore stretta diventa più concreta, sulla scia delle indicazioni che il Cts aveva fornito prima del varo del Dpcm: la zona rossa, per gli esperti, dovrebbe scattare in automatico dove si verificano 250 casi di Covid ogni 100mila abitanti. Secondo il Dpcm, la dichiarazione di zona rossa nelle aree ad alta incidenza dipende dai governatori.
Per i tecnici, la chiusura della scuola nelle aree in cui il virus è particolarmente diffuso va abbinata a misure più restrittive in genere.
I riflettori si accendono in particolare sulla variante inglese, destinata a spingere altre regioni in zona rossa, dove già sono approdate Campania, Molise e Basilicata.
Un'Italia più rossa è nelle previsioni del ministro della Salute, Roberto Speranza. "Sulla base dei dati -dice a Mezz'ora in più- mi aspetto che nelle prossime settimane l'impatto di questa variante possa far crescere la curva, mi aspetto regioni che possono andare verso la zona rossa. Mi aspetto che le ordinanze possano essere ancora di natura restrittiva".
Marzo rischia di diventare un periodo particolarmente complesso
"Questo mese è complicato, bisogna dire come stanno le cose. Le varianti del virus hanno prodotto una nuova fase di accelerazione dell'epidemia. Secondo una relazione dell'Iss, la variante inglese riesce a diffondersi con una maggiore velocità, tra il 35 e il 40%, rispetto al ceppo originario.
Almeno il 54% dei casi riscontrati in Italia è legato a questa variante", aggiunge. Serve un giro di vite anche per evitare un aumento delle vittime: "Con un aumento dei contagi, tenderà a salire anche la curva dei casi severi". E, di conseguenza, anche i decessi.
"Dbbiamo adottare misure molto rigorose. In Italia oggi abbiamo un'enorme differenziazione tra territori, giorno per giorno monitoriamo la curva e verifichiamo le misure più adeguate", ribadisce.
Più tardi, arriva anche il messaggio di Luigi Di Maio, che indica la strada suggerita dal Cts. "Nelle ultime 24 ore in Italia abbiamo registrato oltre 20mila nuovi casi, con un tasso di positività che sale al 7.6%. Aumentano di nuovo i ricoverati in terapia intensiva e piangiamo complessivamente quasi 100mila vittime. Con questi numeri servono misure più rigide, come sta chiedendo anche il Comitato tecnico scientifico", dice il ministro degli Esteri.
A riassumere il quadro provvede il professor Franco Locatelli,
Così il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css): "C'è una risalita del contagio, i numeri e vari indicatori ce lo dicono chiaramente", dice a Che tempo che fa. "In questa fase in cui c'è ancora una curva del contagio così importante, credo che tutti dobbiamo dare priorità a quella che è una responsabilità nei comportamenti individuali e nel mantenimento del distanziamento.
E' chiaro - aggiunge - che il problema non è solo limitato all'emergenza sanitaria ma alla crisi economica e sociale che non va dimenticata. La priorità però resta la salute".
La strada pare tracciata: "L'indice Rt è arrivato a 1,06, in 6 regioni è superiore a 1. La situazione nel paese è eterogenea, la Sardegna è addirittura zona bianca. C'è un aumento dei ricoveri nelle terapie intensive, con 9 regioni oltre la soglia critica del 30%".
Il virus è tornato a correre
Preoccupa un po' tutti, da sinistra a destra. Il governo Draghi ha appena varato un nuovo Dpcm, entrato in vigore il 6 marzo, ma questa settimana potrebbe essere decisiva per inserire misure restrittive aggiuntive. I temi sul tavolo sono tanti, anche perché intorno a questo tavolo si siedono in tanti.
Destra e sinistra, tecnici e politici, scienziati e presidenti di regione. Già oggi ci sarà una nuova riunione della cabina di regia, ma la data da cerchiare in rosso sul calendario è venerdì 12 marzo, quando potrebbero arrivare novità sulle misure anticovid.
La situazione sta degenerando, dicono i medici ed esperti del Comitato tecnico scientifico, e nessuno, ormai, può più dargli torto. I contagi giornalieri sono stabilmente sopra quota 20mila, tra oggi e domani toccheremo quota 100mila morti, l'indice di positività è arrivato al 7,6% e le varianti circolano sempre più velocemente in tutto il Paese.
Nuova stretta è possibile
Insomma, una nuova stretta è possibile, anzi, è probabile. In queste ore si discute di varie ipotesi, tutte che prevedono un inasprimento delle misure restrittive. Perché con l'ultimo Dpcm la palla è passata in mano ai presidenti delle Regioni, che possono decidere se aumentare le restrizioni in determinate zone, come successo in Emilia Romagna, ma la ripresa esponenziale del virus richiede uniformità nazionale. Il Cts propone di utilizzare il criterio già determinante per la chiusura delle scuole: 250 contagi su 100mila abitanti in sette giorni, in questo caso scatterebbe la zona rossa.
Le proposte per evitare un nuovo lockdown sono diverse e vanno dalle chiusure totali solo nei weekend (per fermare assembramenti e movida) alla didattica a distanza per tutti gli studenti d'Italia, indistintamente, ma anche al coprifuoco anticipato di due/tre ore.
In queste ore si parla sempre più insistentemente di una super zona rossa, e anche i partiti contrari a nuove restrizioni e chiusure (Lega, Forza Italia e Italia Viva) si rendono conto della gravità della situazione e soprattutto del fatto che chiudere ora può avere un senso più ampio: da qui a fine aprile arriveranno in Italia 26 milioni di dosi di vaccino, e bisogna somministrarle tutte, di corsa. In questo senso chiudere tutto può avere un senso e non è più un tabù per il governo, anche con per la quota di centrodestra.
Quando si parla di super zona rossa si intende, sostanzialmente, un nuovo lockdown coordinato con l'accelerazione della campagna di vaccinazione: questa potrebbe essere la vera svolta dopo un anno di pandemia, per riaprire a metà primavera in una situazione – stavolta – completamente diversa.
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