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Fiumi di droga a Fuorigrotta, rischio stangata per Iadonisi

Fiumi di droga a Fuorigrotta, rischio stangata per Iadonisi

Chiesti 20 anni di carcere per il boss

NAPOLI. La Procura tenta l’affondo e invoca oltre mezzo secolo di carcere per i “nuovi” ras del narcotraffico di Fuorigrotta. Il processo di primo grado che vede alla sbarra il padrino Francesco Iadonisi, il figlio Cosmo e il genero Flavio Di Lorenzo, entra nel vivo con la requisitoria che il pubblico ministero ha tenuto ieri mattina.

Quella che per i tre imputati si profila rischia dunque di essere una vera e propria stangata giudiziaria. Il boss del rione Lauro è quello che potrebbe andare incontro alla pena più pesante: per lui la Procura ha infatti richiesto una condanna a 20 anni di reclusione in quanto capo e promotore dell’organizzazione specializzata in smercio di stupefacenti. Scenari comunque poco rassicuranti anche per gli altri due partecipi finiti alla sbarra

 Per Cosmo Iadonisi e Flavio Di Lorenzo, entrambi accusati di aver a vario titolo preso parte al nuovo sistema di Fuorigrotta, il pm ha infatti invocato 16 anni di carcere a testa. Le sorti dei tre presunti narcos non sono ad ogni modo ancora decise.

Toccherà adesso alla difesa, rappresentata dai penalisti Paolo Gallina (che assiste tutti gli imputati) e Antonella Regine (per Iadonisi jr e Di Lorenzo), provare a limitare i danni nel corso delle prossime discussioni fissate per fine mese. Sul punto, il tandem difensivo è pronto a battere sulla presunta aggravante della finalità mafiosa dell’imputazione, ritenuta non sussistente, e su una lunga serie di possibili zone d’ombra relative al quadro indiziario, come la mancata individuazione di spacciatori al servizio del clan e l’assenza di intercettazioni a carico di Cosmo Iadonisi.

Sulla testa dei tre narcotrafficanti del rione Lauro pendono però anche le pesanti accuse lanciate nei loro confronti da alcuni importanti collaboratori di giustizia, ultimo in ordine di tempo l’ex ras Gennaro Carra, per anni figura al vertice del clan Cutolo del rione Traiano, che ha ricostruito con una certa dovizia di particolari gli affari criminali degli Iadonisi, compresa la gestione dei parcheggiatori abusivi nella zona dello Stadio San Paolo, ma anche la spaccatura creatasi pochi anni fa con il boss Gennaro Cesi, il quale non è però coinvolto nel procedimento in questione.

L’ultima parola spetterà ad ogni modo al giudice di primo grado: il processo si sta celebrando con il rito abbreviato e non è da escludere che grazie alla scelta di non affrontare il dibattimento i tre imputati riescano a spuntare un sostanzioso sconto di pena.

Il provvedimento cautelare era stato eseguito dai poliziotti della sezione Omicidi - segno che l’indagine abbraccia anche altre e più gravi ipotesi di reato non ancora contestate - e al suo interno era stata ricostruita l’intera filiera dello spaccio che il ras del rione Lauro di Fuorigrotta e suoi fedelissimi hanno portato avanti dal 2016 ad oggi.

Nell’indagine sono complessivamente coinvolte sette persone, ma solo per tre di loro è scattata la custodia in carcere: vale a dire il ras Francesco Iadonisi, il figlio Cosmo e il parente acquisito Flavio Di Lorenzo. L’inchiesta aveva preso piede grazie a una fitta attività di intercettazione ambientale che i detective della Mobile avevano eseguito all’interno di un appartamento-piazza di spaccio nella disponibilità della famiglia Iadonisi.

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