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L’ingegnere infedele "canta": trema la cricca Sma Campania

L’ingegnere infedele "canta": trema la cricca Sma Campania

NAPOLI. «Io alteravo i rapporti di lavoro in funzione delle attività. In un primo momento solo ed esclusivamente per progredire questi extra lavori che venivano eseguiti; in un secondo momento, a fronte delle dazioni, le alteravo per ricevere i 1.500 euro mensili che mi sono stati contestati».

L’ingegnere Giacomo Perna, responsabile della manutenzione nella società regionale Sma Campania, dopo l’arresto nel quale è incappato a fine febbraio insieme ad altre sedici persone, ha deciso di vuotare il sacco. Sottoposto a interrogatorio davanti al gip del tribunale di Napoli e al pm della Dda Woodcock, il 57enne dirigente, attualmente ristretto agli arresti domiciliari, ha non soltanto resto dichiarazioni autoaccusatorie, ma ha anche puntato il dito contro altri coimputati eccellenti. Insieme a lui rispondono infatti di corruzione aggravata anche i colletti bianchi Luigi Riccardi, Vincenzo Riccardi, l’imprenditore vicino al clan De Micco Salvatore Abbate e Rolando Abbate.

L’inchiesta che poche settimane fa ha fatto luce sullo spaventoso giro di tangenti, oltre che su una grave serie di episodi di inquinamento ambientale, sembra dunque essere arrivata già a un primo clamoroso punto di svolta. L’ingegnere Perna, dopo aver ricostruito i propri “esordi” nella società privata Termomeccanica Ecologia, ha quindi descritto il cambio di passo e di registro scattato invece quando è subentrata l’azienda pubblica Sma Campania: «Tutto inizia con il regalo, tutto inizia con... poi si vede negli atti, quindi ricostruire... Però sicuramente a cavallo nella seconda metà del 2016. Abbate mi dava 1.500 euro mensili per favorirlo in questa situazione. Cioè per falsificare i certificati di esecuzione delle attività.

Le attività, in particolare, venivano compiute o non venivano compiute affatto». Il responsabile del settore manutenzione entra a questo punto nel merito delle cifre percepite per mettersi a disposizione degli imprenditori interessati ad allungare le mani sull’affare dello smaltimento dei fanghi: «Inizialmente erano delle situazione a spot, poi è stato concordato... A un certo punto, siccome si è dimostrato che ero in grado di alterare i lavori per riconoscere determinate cose a fronte di altre, si è capito che io potevo comunque alterare i lavori, a questo punto “anziché alterare i lavori a fronte di altre attività alteri i lavori e basta e io ti do 1.500 euro”». A questo punto il giudice domanda:

«Cioè, stava a disposizione di Abbate in poche parole?». La risposta è secca: «Sì, dalla seconda metà del 2016. Queste situazioni prima, quando la società era privata non c’erano, avvengono con il passaggio in Sma e sono andate avanti fino ad oggi. Il quantum che è stato definito, poi c’è stata un’escalation anche sul quantum, nel senso che ovviamente uno vede il discorso poi si fa coinvolgere, mi sono fatto coinvolgere, responsabilmente, quindi il quantum era: c’erano i 1500 euro e poi c’erano dei premi, a seconda di determinate... Poi c’è il capitolo lavori su cui possiamo eventualmente entrare».

Ma in pochi anni l’ingegnere Perna, forte del suo ruolo apicale in Sma, sarebbe riuscito a vedere cifre ben più importanti: «Il quantum sul discorso dell’esecuzione dei lavori per i servizi di pulizia era 1.500 euro, poi a partire da ottobre 2020, siccome la gara si è rinnovata e io sono stato nominato Rup, tra virgolette abbiamo ricontrattualizzato l’importo, quindi da 1.500 siamo arrivati a 3.500 e poi a 4mila euro». Il vaso di Pandora è stato appena scoperchiato, la cricca Sma è all’angolo.

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