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Omicidio Amelio, colpo di scena: cancellati 5 ergastoli

Omicidio Amelio, colpo di scena: cancellati 5 ergastoli

NAPOLI. I sicari dell’imprenditore Enrico Amelio ammettono gli addebiti e in un colpo solo vengono cancellate cinque condanne all’ergastolo. Il processo di secondo grado celebrato davanti ai giudici della quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli si è concluso ieri mattina con una raffica di sconti di pena. Il boss Giuseppe Polverino, Salvatore Simioli (difeso dagli avvocati Stefano Sorrentino e Luca Gili), Salvatore Cammarota, Salvatore Di Biase (difeso dall’avvocato Luigi Senese) e Salvatore Liccardi hanno infatti rimediato 28 anni di reclusione ciascuno grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti e all’esclusione dell’aggravante dei motivi abietti.
Dopo quattordici anni di silenzi e, soprattutto, la sfilza di ergastoli rimediati nel giudizio di primo grado, killer e mandanti dell’omicidio di Enrico Amelio a febbraio avevano deciso di ammettere le proprieresponsabilità:unamossa che a conti fatti gli ha spianato la strada nell’ottica di schivare il fine pena mai. Gli imputati, tutti massimi esponenti della mala maranese, lo avevano fatto con la classica, sintetica, formula confessoria in ordine ai capi di imputazione loro contestati: in sostanzakilleremandantihannoconfessato il delitto come effetto “collaterale” e non come omicidio preterintenzionale. Tanto è però ba- stato per fare finalmente luce sull’assassiniodelcostruttoreedile assassinato a Quarto il 10 ottobre del 2006 nell’ambito di un’atroce vendetta trasversale: doveva essere un avvertimento rivolto allo zio interessato, come il clan Polverino, all’acquisto di un terreno, ma i quattro colpi di pistola con cui fu centrato alle gambe non gli lasciarono alcuna possibilità di scampo: l’imprenditore morì infatti dissanguato nel giro di poche ore. Stando a quanto emerso nel corso dell’inchiesta, l’imprenditoreEnricoAmelionondoveva essere ucciso dai Polverino: il clan voleva dargli una “lezione”, ma gli eventi sfuggirono di mano e il raid si tramutò in un assassinio. Gaetano D’Ausilio, pentito del clan Polverino di Marano, è stato il primo a svelare agli investigatori tutti i retroscena dell’omicidio,ricostruendoleresponsabilità di mandanti ed esecutori materiali. Secondo il racconto del collaboratore di giustizia, il killer che sparò contro l’imprenditore edile
sarebbestatoClaudioDeBiase, mentre gli specchiettisti che atti- rarono nella trappola Amelio sarebbero stati Salvatore Liccardi, alias “Pataniello”, e lo stesso Gaetano D’Ausilio. Enrico Amelio era andato a trovare lo zio Leonardo, quando venne avvicinato nei pressi della scuola “Gobetti”, in corso Italia:ilcommandoarrivòapochi passi da lui e sparò tre colpi diretto alla gamba destra e uno alla gamba sinistra. Proprio quest’ultima pistolettata recise però l’arteria femorale causandogli un’emorragia che i medici dell’ospedale di Pozzuoli, nonostante il tempestivo trasporto della vittima, non riuscirono a fermare. Ad oltre quattordici anni dal raid i tanti punti di domanda che ancora aleggiavano sulla terribile vicenda sono stati finalmente spazzati via.Dicontro,l’indiscussocapo del sistema flegreo Giuseppe Polverino, alias “’o barone” e i suoi uomini sono riusciti a vedersi cancellata la pena dell’ergastolo.

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